Mio malgrado Marin mi prese per mano e mi trascinò lungo la scala fino al vecchio inquietante portone. Era convinto ci fosse una festa li dentro, sentiva la musica provenire dall'interno.
"Ti prego, non aprirlo", gli chiesi.
Marin avvicinò la mano al portone che si aprì cigolando senza essere stato toccato. Nel buio spettrale qualcosa di invisibile ma reale, qualcosa di nero oltre il nero della notte, qualcosa di freddo come il ghiaccio uscì da quel portone e attraversò il mio corpo.
In un attimo una sensazione di angoscia pervase il mio animo e poi... il Nulla.