Sto morendo di fame.
Devo mangiare qualcosa, qualunque cosa. Subito. Assolutamente.
Il sasso stretto nel mio pugno è pesante. Lo alzo in alto con fatica e lo faccio ricadere con tutta la forza che il braccio mi permette. Colpisco con un tonfo sordo. Non si apre.
Ripeto l'operazione più volte. Alzare, abbassare, colpire. Non cede. Non ce la faccio più, il braccio mi duole troppo. Un ultimo colpo, di disperazione.
Un rumore secco e la scatola cranica si rompe, svelando il mio bottino.
Mi avvento avido sul cervello. Facendolo a brani, me lo ficco in bocca.