Sangue amaro

La ragazza cammina in fretta. Tacchi alti che scandiscono il ritmo sull'acciottolato. Tubino inguinale, un po' volgare. Nonostante i miei tre secoli di vita, riesco ancora a indignarmi per la decadenza dei costumi.
La luce gialla dei lampioni mi permette di studiarla meglio. È alta e attraente. Forse troppo magra. Capelli ramati. Un bel paio di occhi verdi.
Mi piace.
Esco allo scoperto e le arrivo alle spalle senza che se ne accorga. Nessuno ci riesce mai.
"Mi scusi signorina, ha da accendere?"
La ragazza ruota sui tacchi rischiando di cadere. È sorpresa. Osserva il mio sorriso aperto, i capelli imbrillantinati, i vestiti eleganti, e cade nella trappola.
"Dovrei averlo qui da qualche parte," dice.
Si china sulla borsa alla ricerca dell'accendino, sulla fronte una ruga di concentrazione che la rende adorabile.
Non riesco a resistere.

La spingo contro il muro con una forza tale da farle volare via la borsa e una scarpa. Le sono addosso. La ragazza non è più sorpresa. È terrorizzata. Prova a urlare ma io le tappo la bocca con una mano.
Le sollevo appena il mento in modo da fissarla negli occhi. Ha lo sguardo di un agnello condotto al macello.
Geme, quando i miei denti penetrano nella gola e squarciano la giugulare.
Il primo fiotto è un balsamo che mi rinvigorisce. Me ne riempio la bocca.
Un rivolo rosso scende lungo il collo e si insinua tra i seni. Lo lappo con l'ingordigia di un cane affamato.
Ma la mia fame non è destinata a placarsi. Ne voglio ancora, e ancora.
Affondo la faccia in profondità nella pelle profumata della ragazza. Mi nutro di lei.
Ha gli occhi rovesciati, adesso. I suoi piccoli pugni mi tamburellano sulla schiena. Sempre più lentamente, sempre più debolmente.
Restiamo così, stretti in un abbraccio lascivo, fino a quando la ragazza non ha più nulla da offrirmi. La getto a terra. Ormai è un involucro, un patetico pupazzo disarticolato. Nessun sentimentalismo nell'addio. Mi devo sbrigare. Tra poco arriverà l'alba.
La ragazza si aggrappa al mio piede destro. Un tocco lieve, da moribonda, che però è sufficiente a bloccarmi.
Ho dato la caccia a tante donne, ma questa riesce a stupirmi.
Ride, mentre la vita le scivola fuori assieme al respiro.
Ride?
Le sue labbra tremano nel tentativo di sillabare una frase.
Mi accuccio al suo fianco. Avvicino l'orecchio, incuriosito.
"Benvenuto nel mondo dell'AIDS," dice scostandosi i capelli dagli occhi con un ultimo gesto di civetteria.

Matteo Bigarella