Luce eterna

Una falce di Luna corona il limpido cielo di una notte estiva.
In paese tutto tace in un silenzio quasi irreale, scosso solo dal leggero fruscio del vento. In quell'atmosfera spettrale, tra gli alberi secolari che fiancheggiano la strada verso il Ponte Del Saltone, appare come un animale braccato una ragazza dai capelli corvini; nuda, solo un paio di mutandine a coprire la sua intimità e un reggiseno a sostenere un seno ben sviluppato, gli occhi sbarrati che si guardano attorno furibondi, privi di un qualsiasi barlume di coscienza, e il viso cereo e teso a segnare un profondo sbigottimento.
Con affanno, Vanessa Pelli si ferma ansimante sul ciglio della strada. Trae una boccata d'aria. Vuole urlare... Spera di riuscire a urlare. Ma il suo stomaco in subbuglio è come una macchina infernale che non le lascia tregua; si piega in avanti in una massiccia cascata di capelli, le sue labbra fremono, vomita convulsamente un fiotto di liquido appiccicoso e verdastro, si pulisce la bocca con il palmo di una mano, poi strizza gli occhi a quell'aspro sapore in bocca, simile a quello di una aspirina che si scioglie prima di essere deglutita, e si raddrizza.
D'impulso si volta verso il bosco e saetta gli occhi nell'oscurità, come per accertarsi di essere abbastanza lontana da... che cosa? La luce? Il bagliore giunto dal profondo spazio per torturala?
«Lasciatemi in pace!... Andatevene!... Farò quello che dite!»

Il silenzio che lascia orribili domande senza risposte nella sua mente le fa accapponare la pelle lungo tutto il corpo, allora in un pianto sommesso s'incammina sul ciglio della strada e arranca verso il ponte, mentre il fervido chiarore lunare le ravviva ancor più il candore della sua pelle. Supera il Bar Sorriso, un luogo che di notte traspare di un fascino macabro, e mentre prosegue lungo la strada, alza lo sguardo smarrito al cielo, punteggiato da una miriade di stelle, e bisbiglia parole senza senso.
«Loro non arrivano da... Non arrivano da... Arrivano dalla Luce?»
Cerca di dare un senso a ciò che sa, a ciò che ha visto, come un bambino che vuole convincersi che nel suo armadio non esiste una creatura bramosa di sangue, ma ciò nonostante continua a rifugiarsi nel sicuro letto dei genitori.
«La Luce è crudele! La Luce è crudele!»
Assorta nelle sue insensatezze, prosegue fiaccamente giù per la discesa. Tenta di mantenere l'equilibrio, ma le sue gambe sono come flosci ramoscelli a sostegno di un corpo ormai gravido di paura, e non appena un fruscio vicinissimo la strappa ai suoi pensieri, ecco che quella dannata angoscia annidata dentro di sé la paralizza nuovamente.
Dal profondo del bosco si propaga una luce diffusa. Gli alberi attorno vengono irraggiati da una fonte di crescente luminosità che saetta raggi accecanti ovunque. Questi raggi serpeggiano nell'aria come tante fiamme incandescenti, si accorciano, si aggrovigliano confusamente tra di loro, e da ultimo si fondono in un nucleo, che rispecchia la sembianze di una sfera grande quanto un pallone da calcio che fluttua nell'oscurità della notte.
«Andatevene! Lasciatemi in pace! Farò quello che mi avete detto di fare!»
Resta a fissare la Sfera contraendo il viso in un'espressione di puro terrore; il suo sfolgorio è come il taglio di un rasoio, e ha come l'impressione di scorgere il ghigno malvagio dell'entità che alberga all'interno di quella folgorante palla di luce, che già sta assaporando i suoi ultimi brevi istanti di vita, aspettando ansiosamente che compia il gesto stabilito fin dal principio... Fin da quando è stata estirpata da questo mondo dal tirannico volere della Luce.
La Luce.
La Luce della Sfera.
La Sfera che è tornata per assistere a...
Ora Vanessa geme. Lacrime di disperazione le traboccano dagli occhi, brillando come rugiada fresca giù fino al mento. A fatica si sottrae a quell'indegna tentazione di entrare a far parte della Luce, e come un condannato che sul punto di morte scorge una via di scampo dalla sedia elettrica, si volta, raccoglie le ultime forze e corre a perdifiato verso l'ultimo tratto che la separa dal Ponte.
La Sfera è sospesa a mezz'aria dietro di lei. La segue con un leggero movimento ondulatorio provocando un lieve ronzio meccanico, simile a quello di un rasoio elettrico. La osserva come uno spietato predatore che si diletta a far stremare la sua preda prima dell'azzanno finale.
Vanessa arriva sul Ponte singhiozzando. Si ferma quasi subito, indebolita dalla corsa, preme le mani sul parapetto, sporge lo sguardo in avanti, e viene assalita da un'aria pungente che sale dal baratro oscuro... Ora il motivo per il quale si trova lì è più che mai lampante.
«Devo farlo! Devo farlo come tutti gli altri!»
E le sembra di udire le imploranti voci di tutte le vittime che si sono suicidate dal Ponte, che ora sono laggiù ad attendere che la melma si calcifichi sulle loro ossa.
Vanessa, vieni con noi, devi farlo! La Luce è crudele! La Luce non ti lascerà scelta, devi farlo... come tutti noi!
Quel dannato vocio è come una pugnalata allo stomaco; le sembra di scorgere un'infinità di mani scheletriche che tentano di risalire per afferrarmi, e delle voci che in un echeggiante unisono scandiscono lentamente il suo nome.
Vaaaaannneeessssaa!
Lei però continua a guardare giù.
Giù, nel tetro luogo dove troverà pace ai suoi tormenti.
Il luogo dove la Luce attende impazientemente il suo arrivo.

 

So guardando laggiù.
Voglio sapere che cosa mia attende, ma i miei occhi lacrimanti non riescono a penetrare oltre l'oscurità nemica e palpabile che regna sovrana tutt'attorno. Sento le gambe indebolirsi leggermente. Sono pronta a crollare. Con uno sforzo cerco però di resistere. Ormai sono al traguardo. Stringo le mani al parapetto, gemendo alle scaglie di ruggine che mi penetrano nei polpastrelli, e tento di immaginare che cosa mi troverò di fronte dopo l'atto che avrò compiuto.
La Sfera di tutte le sfere?
L'apoteosi delle sfere?
Forse.
Ma un irritante ronzio metallico che sta sopraggiungendo, mi fa capire che per ora l'unica sfera di cui debba preoccuparmi è qui, a pochi metri da me. Sfreccia tracciando delle traiettorie confuse nell'aria. La sua Luce cambia rapidamente di colore e intensità, al suo interno appaiono un ghigno beffardo e due occhi bianchi simili a due palle da golf, estasiati nel vedermi ormai con le spalle al muro, come un cacciatore che dopo tanti tentativi si esalta per aver finalmente colpito la sua preda.
Abbasso di nuovo lo sguardo nel buio baratro.
La Luce è crudele! La Luce è crudele! Devi farlo come noi! Vaaaaannneeessssaa!
Sento l'angoscia che mi assale, diffondendosi in tutto il corpo come un'edera letale che mi soffoca il respiro.
Ora il baratro mi chiama.
Ora la Sfera mi esorta a...
Mi sporgo in avanti, chiudo gli occhi, tiro un'ultima boccata d'aria fresca e mi lascio cadere in avanti, e mentre precipito con le mani vanamente tese in avanti, sento dietro di me il ronzio metallico della Sfera che mi segue in un silenzioso volo verso la morte. Verso la Luce eterna.

Cesare Massaini