Interno 33

Non appena varcava la soglia del vetusto palazzo, il ticchettio dei suoi passi era un crescendo acuto.
Lievi in strada, più ravvicinati nell’androne, solerti per le due rampe di scale, avevano appena il tempo di fermarsi un secondo sul pianerottolo (esitazione, terrore) che riprendevano quasi a ritmo di corsa per il lungo corridoio.
Interno 36: girava la chiave nella toppa, sbatteva la porta e con le spalle appoggiate alla pesante blindata, poteva infine tirare un sospiro di sollievo.
La donna si sciolse il foulard damascato dal collo, la nuca sudata (magari era la paura)... ma quel foulard le dava proprio un’aria signorile.
Nel suo confortevole appartamento poteva scordarsi di tutto ciò che la impensieriva.
Anche il motivo per cui ogni giorno, sia uscendo sia rientrando a casa, doveva accelerare l’andatura davanti all’interno 33.
“Dica 33! Ah ah, lo dico, eccome... c’è il diavolo al 33!”, pensò lei colta da un moto d’angoscia. Viscere in subbuglio.

 

I passi della donna.
Lievi in strada, più ravvicinati nell’androne, solerti per le due rampe di scale, avevano appena il tempo di fermarsi un secondo sul pianerottolo (esitazione, terrore) che riprendevano quasi a ritmo di corsa per il lungo corridoio.
Ogni giorno.
C’è il diavolo al 33!

I passi della donna.
Lievi in strada, più ravvicinati nell’androne, solerti per le due rampe di scale, avevano appena il tempo di fermarsi un secondo sul pianerottolo per sbirciare, inquieti, quella solida porta corazzata, anticamera delle viscere del male.
C’era del sangue che traboccava sotto al sottile pertugio della soglia dell’interno 33.
Come quando la lavatrice si rompe e fuoriesce tutta quell’acqua e schiuma che ti allaga casa, solo che era rossa e densa e odorava di ferro (niente schiuma). Oppure come quella scena di Shining, quando Kubrick fa esplodere di sangue uno degli ascensori dell’Overlook Hotel.
La donna rimase incantata, ipnotizzata, la porta parve schiudersi (finalmente), vide ciò che da mesi era racchiuso in quell’appartamento. Quello che solo lei, tra tutti i condomini frettolosi, era stata in grado di percepire chiaramente.
Le sue pupille vennero riempite da quell’immagine crudele, una forza più cupa delle tenebre la costrinse a varcare l’uscio insanguinato.
Denti e zanne che lacerarono solerti le tenere carni... c’è il diavolo al 33!

Eleonora Della Gatta