Una carne sola

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2012 - edizione 11

Mi chiamo Ross e impazzisco per la frittura di calamaro. Andai tante di quelle volte al porto che mi innamorai della dolce pescivendola Patty. Romantico? Non direi, era persa di un altro.

 

Stamattina le ho fatto visita, come sempre. Dopo averle portato un caffé, le ho sorriso e mi sono allontanato con due involti della mia prelibatezza preferita. Ero quasi fuori dal porto quando ho udito diverse grida di orrore levarsi dalla folla. Lasciate che vi racconti quel che ho visto.

 

Patty afferrava i suoi teneri cefalopodi e li ingollava con versacci indescrivibili senza nemmeno masticarli. Quando la folla, più che chiedersi come e perchè lo facesse, ha iniziato a chiedersi dove finisse l'enorme mole di calamari, c’è stato un boato. Patty, l'umile e gentile Patty, che da anni gestiva la piccola bancarella, ha quindi rivelato una nuova, abominevole natura. La sua pelle giaceva sul lurido pavimento del porto, come frammenti di un palloncino esploso; il corpo aveva invece lasciato posto a un viscido essere con tentacoli che sferravano frustate, staccavano teste e frantumavano ossa. Come se non bastasse, banchettava con gran parte delle vittime incrementando spaventosamente le proprie dimensioni.

Oh Patty, se solo tu mi avessi amato!

 

Ho tirato fuori dalla tasca la boccetta con la pozione che le ho versato nel caffé e, sghignazzando, ho baciato il lucido vetro. Mi sono imposto di pazientare il tempo necessario affinché lei possa trasformare l'intera massa di uomini in gustosa carne di invertebrato. Un rivolo di bava è sceso dall'angolo della mia bocca mentre pregustavo il giorno in cui attirerò la gigantesca Patty nei ghiacci antartici. Lì, conservata nel freddo perenne, mi permetterà di vivere di gustose fritture.

 

Un paio d’anni, tanto vivono i calamari, poi io e Patty diventeremo finalmente una carne sola.

Daniele Ross