Da poco era
arrivata, in un paesino della Bretagna, una donna misteriosa. Nelle sue vene
scorreva sangue blu ed ora che i padroni del castello erano defunti, quella
dimora era diventata sua. Ludmilla infatti era l’ultima erede di una
dinastia nordica. La giovane conduceva una vita ritirata, all’interno del
grande maniero. Raramente la si vedeva in paese, avvolta in un mantello
scuro.
Era talmente bella da mozzare il fiato: l’alta figura snella ed aggraziata,
lunghi capelli biondi incorniciavano un viso dolce ed austero insieme, dal
candido incarnato su cui spiccavano grandi occhi azzurri ed una piccola
bocca carnosa.
Da quando Ludmilla era apparsa in quel paese, piccolo e tranquillo, erano
misteriosamente scomparsi ben cinque giovani. Cinque come i mesi trascorsi
dalla nobildonna nel gelido maniero.
Correva voce che Ludmilla uscisse, nelle notti di luna piena, alla ricerca
di un amante da condurre nella sua lussuosa dimora. Anche il sesto mese era
agli sgoccioli.
La donna vide la luna luccicare in tutto il suo splendore e la sua pienezza.
Allora s’avviò, avvolta nell’ampio mantello scuro, verso la taverna del
diavolo, dove incontrò un giovane aitante. Gli sorrise e lui si affrettò a
raggiungerla. Si presero per mano e s’incamminarono, con occhi sognanti,
verso il castello.
Fu così che Alexander si congiunse a Ludmilla, in quella meravigliosa notte
stellata. Anche lui aveva una carnagione chiara e delicata, occhi celesti e
capelli di un biondo quasi albino. Si amarono dapprima con dolcezza, poi con
irruenza sempre maggiore.
Allo scoccare della mezzanotte l’emaciato giovane tentò di affondare i
canini nel collo di cigno della stupenda creatura che giaceva al suo fianco.
Ludmilla però lo precedette.
Già! La soave castellana, la mantide religiosa, divorò il suo amante.
Dopo il lauto pasto si ricompose, s’inginocchiò e rivolse una dolce
preghiera ai suoi nobili, pallidi antenati.