L'ora del Babau

2° classificato al concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2012 - edizione 11

Nella notte di un’ultima domenica di marzo, Tom Nils, otto anni, vinse le sue paure infantili ma capì anche che il tempo è una convenzione umana per regolare una realtà che segue il suo corso senza badare a calendari e orologi.

 

Quella domenica si era svegliato tardi e guardare uno stupido horror dopo cena, nonostante gli avvertimenti della madre, gli era stato fatale: a pochi minuti dalla mezzanotte non si era ancora addormentato e quando sul display della sveglia sarebbero comparsi quattro zeri l’Uomo Nero lo avrebbe trovato sveglio e portato via.
Aveva trascorso quell’attesa con i sudori freddi che si mischiavano alle lacrime e i denti che battevano di terrore, ritmando un conto alla rovescia che volgeva ormai al termine. Era la fine.
Eppure con suo stupore mezzanotte arrivò e passò senza alcun Babau. Aspettò altri trenta minuti in guardia contro le ombre, poi si rilassò. Non aveva niente da temere. L’Uomo Nero esisteva solo nella sua mente infantile, e ora non più.

Si beò della sua conquista per circa mezz’ora, poi verso l’una la vescica gonfiata dalla paura ebbe la meglio. Si diresse verso il bagno e sussultò quando vide che la pendola nel corridoio segnava pochi secondi alla mezzanotte.
Ieri è scattata l’ora legale - pensò - La sveglia digitale si aggiorna automaticamente, la pendola no. Papà non ha ancora spostato le lancette. Il Babau vive nell’ombra. L’ombra viene dalla luna e dal sole. Ora solare. Il Babau non rimette l’orologio, se ne ha uno. Per lui mezzanotte è adesso.

 

Qualcosa si mosse nel buio ma non c’era niente, solo l’ombra stessa che si allungava su di lui mentre la lancetta dei secondi raggiungeva lo zenit del quadrante. Il primo rintocco fu accompagnato da un urlo soffocato, poi fu il silenzio e di lui nessuno seppe più niente.

Matteo Pisaneschi