Carmine Carneide, macellaio siciliano, quella mattina
decise di chiudere bottega. Doveva sistemare una faccenda in cantina, dove
riposavano salumi aromatizzati al pistacchio e cotechini. Quando scese nel
sottosuolo, la luce a incandescenza della vecchia lampadina, illuminò su di
un grosso tavolo di legno, il corpo legato e imbavagliato di un uomo.
Carmine prese un paio di forbici e cominciò a tagliare i vestiti
dell’individuo. Una volta che l’ebbe denudato, prese la lucente mannaia
d’acciaio e la fece calare brutale, sull’articolazione del suo piede destro.
Il rumore sordo delle ossa e delle cartilagini spezzate, si mescolò al
mugolio soffocato che emise l’uomo. gli occhi e il naso della vittima,
diventarono una piena di fluidi corporei.
Carmine proseguì il suo lavoro: Per prima cosa, rompere tutte le
articolazioni.
Il sangue schizzò come un idrante sulla sua parannanza bianca. L’uomo sul
tavolo, svenne dal dolore, dopo che entrambe le gambe gli furono affettate a
dovere.
Il macellaio passò l’intera mattinata a tagliare, scuoiare e dissanguare
l’uomo.
Nel pomeriggio Carmine, riaprì la bottega. Verso le sedici si presentò un
ometto vestito in giacca e cravatta.
- Signor Carneide?
- Sì, sono io
- Sono Enzo Di Salvo, funzionario di Equitalia, questa mattina ha per caso
visto il mio collega Marcello Russo? Doveva passare a riscuotere da lei un
contenzioso.
- No Signore, nuddu s’ha vistu
- Che strano, l’ho chiamato tutta la mattina senza ricevere risposta. Bene
Signor Carneide, allora mi prenderò carico io stesso della visita che doveva
farle il mio collega - disse con sorriso amabile il funzionario. - Le
dispiace se controlliamo qualche fattura? Ci risultano delle irregolarità.
Carmine si ripulì le mani grassocce nel camice bianco, poi disse:
- A disposizione Signor Di Salvo, mi segua da sutta, è ‘ntu scantinato che
tengo la contabilità.