Ho visto un paio di pantaloncini da donna molto carini. Sono di un colore
che ricorda vagamente gli anni ottanta o forse i novanta, che per me poi
sono la stessa cosa essendo nato in quel periodo. Quel paio di shorts mi è
entrato in testa e non vuole lasciarmi.
Quello a cui subito ho pensato è di comprarli per regalarli a una ragazza,
la mia ragazza. E’ anche vero che io una ragazza non ce l’ho, ma se ce
l’avessi sono sicuro che le avrei regalato quei pantaloncini, e avrei voluto
vederla indossarli per la prima volta, fissarla mentre si scrutava allo
specchio e seguirla con lo sguardo mentre scivola tra la folla sul lungomare
di una località marittima che diventerà il nostro ricordo di un estate
d’amore.
Quanti pensieri in una sola frazione di secondo per dei pantaloncini che
chiunque considererebbe passati di moda. In effetti sono parecchio brutti,
ma di per se i pantaloncini non sono interessanti.
Quello che interessa è la ragazza che li indosserebbe. La mia ragazza. Non tutte li indosserebbero, ma lei si. Lei appartiene ad un altro tempo. Non al tempo in cui erano di moda quei pantaloncini, ma al tempo in cui sono racchiusi i miei ricordi più belli. Un insieme di ricordi di epoche diverse che si mescolano e si confondono facendomi credere che quei pantaloncini e quella ragazza andrebbero d’accordo tra loro. Adoro quei pantaloncini come adoro quella ragazza. Quella ragazza dai capelli lunghissimi ora mi direbbe che sto andando fuori tema, che dovrei far morire qualcuno tra le righe di queste frasi per dargli una colorazione horror, come le regole richiederebbero. Ma io non voglio far morire nessuno, ne lei ne il ricordo di lei. Piuttosto faccio morire questo racconto con un punto.