Le scarpe nere del manager schiacciano i volti dei dipendenti riflessi sul pavimento. Nell’atrio del centro commerciale il personale ascolta il grande capo, un cinquantenne alto, calvo, cravatta azzurro pallido su completo blu scuro: - Vi ripeto che i tagli sui costi servono a garantire adeguati livelli di redditività. Ora vi lascio, anche perché manca un’ora all’apertura. Buon lavoro! –
Mentre torna alla sua postazione una cassiera osserva i contenitori completamente vuoti delle piccole matite in regalo ai clienti. Giurerebbe di averli riempiti la sera prima.
Una madre strattona a sé la figlioletta. È turbata da un senso di minaccia avvertito subito dopo aver superato le porte automatiche. Un lamento sordo che in pochi secondi diventa un ronzio opprimente inframmezzato da urla e rumore di piedi che corrono. Scruta l’ambiente senza capire. Le scale mobili si popolano di dipendenti che scendono stravolti. Incespicano di continuo e si rialzano guardandosi le spalle. Dietro di loro un uomo alto vestito di scuro avanza con la postura di un astronauta ubriaco. Dai polsi della camicia sgorgano fili di sangue che disegnano ghirigori sul pavimento.
È
immerso in uno sciame di... piccole matite che lo aggrediscono come insetti
carnivori. Le punte bucano la pelle. Gesticola come stesse bruciando, cerca
di strapparle ma penetrano sempre più nella carne, nelle orbite, nelle
orecchie. Vorrebbe urlare ma anche la bocca è piena di matite che scavano
tra i denti e l’unica cosa che fuoriesce è uno spruzzo di saliva e sangue.
Si affloscia sul pavimento in una pozzanghera di umori.
Il centro commerciale diventa una giostra di esseri che corrono impazziti
travolgendo ogni cosa, anche un gazebo per la raccolta di firme a favore di
alcuni apprendisti licenziati. Nessuno fa caso a un pupazzetto raffigurante
un uomo in completo blu e cravatta azzurro pallido ricoperto da tanti
minuscoli spilli.