C'è stato un tempo in cui ho rischiato di morire di fame. Coprifuoco all'alba, ragazze a letto presto, strade vuote. Dovevo sfuggire puntualmente da forconi, frecce incendiarie e proiettili d'argento. Se andava bene, cavavo poche gocce di sangue da colli rinsecchiti, aridi di emozioni.
Poi è arrivato Twilight, e tutto è cambiato.
Ora sono circondato da SMS ed e-mail di adolescenti arrapate che desiderano, implorano un morso. Sono loro stesse a scostarsi i capelli dalla carotide, a tendere i muscoli, a emettere gridolini quando affondo i canini nella carne. E ogni volta non posso che pensare: “Grazie Stephanie Meyer”.