Nel cimitero

La seguivo da giorni, il suo fascino ammaliatore ha rischiato di uccidermi più di una volta, sono molto sensibile a questo tipo di gotica bellezza, ma quando la vidi china su di un alcolizzato nell’atto di prosciugarlo del suo sangue, con la faccia imbrattata di rosse frattaglie, capii che la sua bellezza andava fermata.
Io non sono un cacciatore, sono uno qualunque, forse sedotto dal suo corpo flessuoso, da quel volto rapace e il candore della sua pelle sublime, eppure ella uccide, si nutre di sangue, del sangue dei miei simili, devo ucciderla! In fondo è tipico degli esseri soli e disagiati come me tendere a uccidere il proprio oggetto del desiderio.
Ogni notte lei torna al cimitero trascinando con sé il cadavere che ha prosciugato, non capisco perché, lo scoprirò stanotte!
I suoi tacchi riecheggiano nel silenzio delle tombe, sa che la sto seguendo, poiché ogni tanto si volta e mi osserva sorridendo, la seguo, come una falena è attratta dalla luce, mi sento ipnotizzato, il mio intento è quello di ucciderla ma so che potrà fare di me quello che vuole, scavare coi suoi tacchi nella mia nuca, affondare le zanne d’avorio nella mia carne suggendo ogni goccia della mia linfa vitale.
Vaga tra le tombe, fino a giungere nella parte antica del cimitero, è un dedalo di loculi, la notte tesse il suo canto intanto, mescolandosi all’ipnotico frinire dei grilli.
Intravedo le sue natiche attraverso la veste, la vampira berrà il mio sperma stanotte.
Ma dall’oscurità fuoriesce una figura gigantesca, è un licantropo, un maledetto lupo che cammina su due zampe, ma a vederlo così sembra più un orso.
Finalmente capisco cosa ci fa coi cadaveri, li dona al suo cucciolo, che adesso si è mansuetamente inginocchiato dinnanzi a lei e si fa accarezzare, strusciandosi sul bianco, inumano candore delle sue cosce, lo invidio.
L’essere mostruoso divora il cadavere, sgranocchia le ossa emettendo un suono sinistro che riecheggia tra le tombe, niente prove dunque, solo qualche liquido che viene assorbito dalla terra, poi nulla più, solo eterna solitudine e silenzio, è questo ciò che dona la dama del cimitero che vaga nottetempo.
La bestia è legata a una catena arrugginita, non so perché, ma da ciò capisco che la donna non la ama, è crudele la vampira, ciò mi risolleva, poiché già ero geloso.
“Vieni!” Sussurra lei, rivolgendosi a me che mi credevo nascosto fra le tombe, lo sapevo, è sempre stata consapevole della mia presenza, sa di potermi assoggettare quando vuole con il suo fascino notturno, sa di potermi schiacciare con il candore delle sue carni bianche.
Io vado, esco allo scoperto andando verso di lei che sorride in maniera diabolica, la bestia intanto ringhia, il suo cucciolo mannaro, anch’egli succube di quella delicatezza soave partorita dalla non morte.
Più mi avvicino e più sento l’odore di lei, fiori marci, bianchi crisantemi sono il suo divino balsamo, e mi viene la bava pensando a come debba essere il sapore di quelle carni eburnee.
Il nero dei suoi vestimenti di pizzo mi turba, poc’anzi però aveva una veste bianca, se n’è liberata mostrandomi il suo corpo, che adesso seminudo rifulge agli argentei raggi della luna.
Posa una coscia su di una tomba, allora posso intravedere il suo sesso nero, come il manto del licantropo, penso che forse siano fratelli, ma cambio idea quando la belva si avvicina, annusa le sue carni e comincia a lappare la sua vulva, che si dischiude lentamente mostrando il suo interno cremisi, umido, fiore notturno leccato avidamente da un notturno fratello incestuoso.
Lei tira indietro la testa, e le sue chiome corvine scintillano sotto la luna, il licantropo è bravo a leccarla, lo si vede dal taglio sorridente che le labbra rosse di sangue hanno assunto sul suo volto affilato di lei, è in estasi la troia satanica, stringe le dita nella pelliccia del lupo avvicinando sempre più la testa alla propria vulva vogliosa.
I lumi del cimitero liberano il loro tenue tremolio, cosa significa quella scena? Cosa vuole da me quella dea notturna?
“Avvicinati!”
Dice gemendo, ma sento la sua voce moltiplicarsi in mille risate di scherno, le risate forse dei morti del cimitero, che infinite volte avranno osservato quella scena di macabro sesso tra fratelli infernali.
La sua mano affusolata afferra un femore ancora sporco di sangue, la vampira allontana il lupo e si infila lentamente l’osso al suo interno, mi osserva, geme, è in estasi, io quasi piango in preda alla poesia di quel corpo bianchissimo, le cui gambe sono allargate innanzi a me, il desiderio mi divora ma non oso avvicinarmi, non capisco però a questo punto chi dei due è la bestia, se lei o il lupo mansueto che obbedisce alla sua lasciva padrona, sì, poiché anche lei è un animale, lei che si nutre di sangue e uccide nella notte, lei la cui candida pelle è spalmata di rubicondo sangue, lei che si fa sbattere su di una tomba dal proprio mannaro fratello.
Il Licantropo si insinua fra le cosce di lei, la penetra, e lei urla di piacere aggrappandosi con le dita adunche alla pelliccia incrostata di sangue, lui le morde una spalla che comincia a sanguinare, è un amplesso animale, inumano, quando i denti affilati lacerano quella pelle bianchissima e il sangue scintillante e rubizzo inizia a sgorgare, lei geme fortemente, si stringe ancor di più al suo bestiale amante, affondando il volto nel manto ferino, improvvisamente si volta verso di me, i suoi occhi sono antichi, profondi come la tenebra.
“Vorresti farlo anche tu?”
Col capo faccio cenno di sì.
“Non puoi umano!”
Fu un attimo, e le fauci del lupo si allargarono sul mio volto.

Davide Giannicolo