Happy
Birthday to you... happy birthday to you...
Anna si affacciò alla porta della stanza di sua figlia. L’enorme orso di
peluche che la nonna aveva regalato alla piccola per il compleanno faceva
bella mostra di sé sulla sedia a dondolo accanto al letto, nella stanza
illuminata appena, la zampa destra con l’adesivo rosso press here
abbandonata lungo il fianco. Di nuovo, Anna non vide niente di strano.
Eppure da ore l’orso intonava ogni tanto quel ritornello gracchiante, come
se avesse vita propria.
Si era chiesta se il peluche non avesse un difetto di fabbrica, ma non aveva
dato problemi nei giorni precedenti. Entrò e si accostò al letto, poi vi si
sedette dubbiosa. La finestra era chiusa e non c’erano spifferi, ma come
avrebbe potuto un alito di vento essere sufficiente a premere un pulsante?
Nella stanza in penombra la figura dell’orsone proiettava un’inquietante
ombra allungata sulla parete di fronte. Anna distolse lo sguardo, cercando
di scacciare quel pensiero, e tornò ad esaminare il giocattolo accanto a
lei. Un brivido improvviso le corse lungo la schiena: una manina bianca
stringeva la zampa destra del peluche.
Happy Birthday to you...
Folle di terrore, senza riuscire ad emettere suono, Anna corse fuori
dalla stanza, poi per le scale, fino alla cucina con gli occhi sgranati e il
cuore in gola.
“Che c’è mamy?” chiese Sara preoccupata, posando la sua merenda “hai visto
il bambino morto?” Anna si guardò indietro come se qualcuno la stesse
inseguendo. “Hai visto che ha gli occhi vuoti mamma? Oggi è il suo
compleanno, forse si sente solo”.
Anna non ricordò mai cosa successe negli attimi che seguirono. Poco dopo era
davanti alla portineria con Sara stretta tra le braccia, le guance rigate di
lacrime. Fissava la fiamma della candelina accesa davanti alla foto di un
bambino, morto in quel palazzo un anno prima, proprio il giorno del suo
settimo compleanno.
Mentre la sua anima sprofondava nel buio, una gioiosa risata infantile fece
eco nella tromba delle scale.