Il tallone d'Achille

Vincitore del concorso "Premio Scheletri", 2012 - edizione 4

- Avevi giurato che solo la morte ci avrebbe separato! - disse Rosalia, mentre il mascara le colava lungo le guance.
Achille alzò gli occhi al cielo: - Questo era prima che le tue attenzioni asfissianti mi ammazzassero di noia!
La donna strinse le labbra in una linea dura, tolse a fatica l’anello di fidanzamento e glielo puntò contro: - Te ne pentirai: certe promesse non si possono rimangiare!
Scagliò il solitario. Con un tintinnio, quello rimbalzò contro il pavimento e andò a colpire il tallone dell’ex fidanzato. Il diamante rimase incastrato nelle calze di spugna.
- Che gesto teatrale! Comunque grazie per avermelo ridato, con quello che mi è costato...
- Tu non ne conosci ancora il prezzo.

Che liberazione non aver più Rosalia per casa.
Certo, i primi sette anni erano stati soddisfacenti per Achille: lei si era dimostrata piena di premure, generosa a letto, capace in cucina. Ma da un po’ aveva colmato la misura: non faceva altro che pretendere di sposarlo. Da quando poi, per tenerla buona, le aveva regalato l’anello, lei non aveva fatto che pretendere di fissare una data.
Achille voleva solo respirare, godersi la vita, essere libero.
Si sedette sul divano con una birra, mentre iniziava il Moto GP. Si appisolò al crescere del rombo dei motori.
Fu svegliato da un fastidio al piede destro. Cercò di sgranchirlo, ma non riuscì a muoverlo. Doveva essersi addormentato in una posizione stupida e ora un crampo gli si arrampicava dal tallone fino al polpaccio.
Si raddrizzò, ma il piede pesava un quintale. Non si spostava.
Cercò di tirarlo a sé con l’aiuto delle braccia, ma era come voler sollevare un blocco di cemento.
Iniziò a tremare.
Non capiva.
Chiamò aiuto, ma in casa era solo.
Pensò di chiedere soccorso. Per farlo, doveva però raggiungere il cellulare: riusciva a intravederlo, ma era al di fuori della sua portata.
Con uno sforzo sovrumano, provò ad allungarsi verso di esso... E, proprio in quel momento, ricevette una chiamata. L’apparecchio iniziò a vibrare, allontanandosi sul tavolino.
La caviglia era più che pesante: era inamovibile. Puntava come un filo a piombo contro il pavimento.
Achille era nel panico. Si alzò di scatto, deciso a spostarla con uno strattone. Ma il tallone non lo seguì nel movimento: rimase piantato per terra, mentre il tendine si spezzava con uno schiocco.
L’uomo perse l’equilibrio, mentre il suo stesso peso lo proiettava in avanti: la pelle si lacerò, si strapparono i muscoli e l’osso candido della caviglia venne alla luce.
Il sangue iniziò a sfuggire dal suo corpo in una pozza densa e nera.
Achille urlò, ma sentì che la sua voce perdeva di potenza, defluendo anch’essa verso la caviglia.
Come un insetto spillato ancora vivo, l’uomo si dimenava senza potersi muovere. E così rimase, fino a dissanguarsi.
Giurare a una strega di restare con lei finché avesse avuto vita si era dimostrato il suo tallone d’Achille.

Michela Piazza Andrea Rizzi