Il cielo era una distesa grigia. La strada deserta. E tutt’intorno, ettari
su ettari di aperta campagna. A Ovest un vecchio casolare in mattoni bianchi
torreggiava come uno spettro solitario su quel cimitero di terra rossa,
rocce e rami secchi.
Alla guida del suo furgoncino, Sarah canticchiava allegramente. Bobby,
invece, zampe alle orecchie dormiva beato sul sedile a fianco.
Mister Brown aveva offerto a Sarah quel posto da segretaria, e senza nemmeno
conoscerla. “Lei fa proprio al caso mio” le aveva detto al telefono. Poi le
aveva dettato l’indirizzo e raccomandato di arrivare il prima possibile. “E
porti pure il cane” aveva concluso.
Sarah non aveva avuto nemmeno il tempo di chiedergli come facesse a sapere
di Bobby, che Mister Brown aveva riattaccato.
“Che strano...” mormorò ripensandoci. Poi, però, sorrise. Grazie a quel
lavoro, tra poco lei e Annie si sarebbero riunite per sempre. Era già
trascorso un anno da quando, a causa di gravi problemi economici scaturiti
dall’improvvisa morte del marito, Sarah era stata costretta a lasciare la
sua bimba in quell’istituto di suore. Si sentì divorare lo stomaco dai sensi
di colpa, al ripensarci.
Un rumore la distolse da quei pensieri.
Bobby si era alzato. Mugolava e raschiava le zampe sul vetro.
“Stai buono” sussurrò lei, carezzandolo.
Bobby però non ne voleva sapere di smetterla.
Pensando che l’animale sentisse la necessità di liberarsi lo stomaco, Sarah
accostò ai margini della strada. Poi scese dall’auto.
Il golden retriever la fissò. Immobile.
Ma quando Sarah aprì la portiera dal lato passeggero per far scendere Bobby,
Bobby schizzò fuori dall’abitacolo e corse diretto al casolare bianco.
“Bobby!” urlò lei, correndogli appresso.
Il cane sparì alla vista.
Giunta al casolare, ai piedi di una delle pareti Sarah trovò la botola per
l’accesso allo scantinato. Sentì il cane abbaiare.
Bobby era finito lì sotto e forse non riusciva a risalire?
Aggrappata alla scaletta in legno, Sarah iniziò a scendere, fino a che, un
gradino cedette e lei cadde di sotto. Atterrò col sedere. Nella semioscurità
dello scantinato udì Bobby ringhiare basso, ma non riusciva a vederlo.
“Booobbyyy?” cantilenò qualcuno.
Sarah ebbe un sussulto. C’era qualcun’altro lì sotto...?
Bobby ringhiò più feroce.
“Ho fame...” si udì ancora.
Sarah rabbrividì. Lei conosceva quella voce. Ma era assurdo che fosse...
In quell’attimo ci fu un forte rumore, seguito da un unico mugolio
strozzato. Poi, a passo lento, masticando rumorosamente, qualcosa si
avvicinò a Sarah. Aveva gli occhi rossi, il viso pallido e... denti appuntiti
impastati di sangue e ciuffi di peli.
Si stava mangiando Bobby!
Sarah sentì un conato salirle in gola.
“Ti aspettavo... mamma” disse Annie, leccandosi le dita insanguinate.
“... Annie?” ansimò Sarah.
“Mi hai abbandonata...” grugnì la figlia, prima di saltarle addosso e
dilaniarle il ventre con una raffica di morsi.
Sarah si risvegliò d’improvviso.
Bobby mugolava e raschiava le zampe sul vetro del finestrino.
E porti pure il suo cane...?