Piccole differenze

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2012 - edizione 4

«Devo ammettere che non è male stare qui con te amore. Certo che questo posto però mette i brividi.»
Cristina faceva sempre così, ogni volta voleva seguire il suo Carlo nelle vecchie dimore diroccate e (si sperava) infestate. Non era una patita dell’horror, né del ghost-haunting, però adorava stare da sola con lui e, quei vecchi manieri polverosi, sapevano addirittura essere romantici.
Il ragazzo non le rispose, stava sistemando le sue apparecchiature.
«Dai amore, vieni dentro al sacco a pelo insieme a me. Ho un freddo.»
Carlo si voltò a guardarla spazientito. «Un attimo Cristina. Gli apparecchi stanno rilevando qualcosa di strano.»
«Che cosa?»
«Niente, hanno smesso. Cazzo!»
Continuò a imprecare alzandosi in piedi. In due anni di quella passione non aveva visto assolutamente nulla e la cosa lo esasperava.
Cristina cercò di calmarlo.
«Perché non mi parli di questo posto tesoro. Che storia c’è sotto?»
Per un minuto il giovane non rispose. Rimase immobile con le spalle rivolte verso la ragazza.
«Amore?»
«Una storia tremenda», fece Carlo facendo qualche passo nella sua direzione, aveva uno strano ghigno e il suo vecchio coltello stretto nel pugno. «Un padre di famiglia che abitava in questa casa, uccise la moglie e le figlie per gelosia prima di suicidasi. Da allora si dice che il suo spirito vaghi per queste stanze in cerca di donne da sgozzare. Si dice anche che riesca a impossessarsi dei corpi delle persone.»

Cristina fissò sconvolta la faccia ghignante del ragazzo e si nascose sotto il sottile manto del sacco a pelo, come in un ridicolo tentativo di difesa. Carlo la sentiva singhiozzare disperata.
Si mise a ridere.
«Sei una credulona. Stavo scherzando amore, lo sai che non ti farei mai del male.»
«Quindi la storia che mi hai raccontato è inventata?», fece la ragazza con la voce tremante.
«No, quella è vera. Beh, almeno così dice la leggenda», disse il ragazzo chinandosi. «Dai, fammi un po’ di spazio che qui si gela.»
«Si, te lo posso assicurare. La storia è vera. Però c’è un piccolo particolare in cui ti sei sbagliato», continuò la ragazza.
«Ah si? E quale?»
«Non è stato l’uomo a uccidere tutti. È stata la donna.»
Il sacco a pelo si aprì improvvisamente, Carlo vide Cristina sorridergli a pochi centimetri dalla faccia.
Solo che non era Cristina, era qualcos’altro.
Sentì la fredda anima metallica della lama trapassargli decisa la carotide. Il suo urlo di terrore annegò nel sangue che incominciava a uscire copioso.

Federico Pergolini