“Ci siamo fatti fregare, capo” sussurrò il vice sceriffo
Poley.
“La gente era troppo incazzata. Se non organizzavamo una spedizione questi
ci sparavano in mezzo alla città” ribatté lo sceriffo Marshall.
Cavalcavano piano nella notte umida, seguiti dai due gemelli Nelson e da
Grant, un gigante di quasi due metri e cento chili.
“Invece così ci spareranno nel bosco...”.
“C’è una grotta laggiù, Marshall” latrò Gunnar Nelson alle loro spalle e
indicò una deviazione che scendeva nel fitto della vegetazione.
“Dobbiamo andare a controllare” aggiunse e non era una proposta.
I due sceriffi si guardarono in silenzio. Una grotta non era un luogo
invitante in cui avventurarsi con tre rapinatori assassini alle spalle. Ma
un mostro assetato di sangue infestava la zona e loro avevano stelle
d’argento sul petto. Davanti ai cittadini non avevano potuto rifiutare la
proposta della banda Nelson per una battuta di caccia.
Ma era una sceneggiata. Ai Nelson non interessava trovare il mostro, ma
liberarsi di loro.
C’era poco da fare, ormai e Marshall spinse il cavallo lungo il sentiero.
Cinque minuti dopo raggiunsero la grotta.
“Eccola” mormorò Poley, accennando allo spazio buio che si apriva fra le
pietre. Tra gli uomini piombò il silenzio e non era un buon segno.
“Entrate voi per primi, sceriffi” sibilò Gunnar. Suo fratello Matt e
il gigantesco Grant ghignarono.
Marshall fissò Poley, deglutendo.
“Prepara una torcia. Sembra che questi gentiluomini non se la sentano di
star davanti” ordinò lo sceriffo al vice. Quello scese da cavallo, incendiò
un fazzoletto e lo avvolse su un grosso ramo.
“Ci seguite o facciamo da soli?” chiese Marshall.
Gunnar serrò la mascella, esitando. Poi accarezzò il revolver nel cinturone.
“Voi andate avanti con la luce. Noi veniamo dietro, al buio”.
I suoi compari fissarono gli sceriffi con occhi rapaci.
“Forza, Poley” ordinò Marshall quasi rassegnato e gli sceriffi si
inoltrarono nella voragine dentro il monte.
Quanto restava della banda Nelson attese che la luce si affievolisse, poi li
seguì fra le rocce.
Passò in silenzio un minuto, poi dalla grotta venne un urlo che raggelava.
“Oh Cristo! Cristo!”.
Si sentirono due colpi di pistola, poi ancora urla, poi lamenti. La torcia
si spense e risuonò un ultimo grido lancinante.
Poi fu silenzio.
***
“Abbiamo fatto presto. Alla fine non erano tipi così
duri, Poley” disse lo sceriffo Marshall risalendo a cavallo.
“Ma vuoi tornare in città?” gli chiese il suo vice. Aveva la camicia
inzuppata di sangue.
“Passiamo solo a prendere le nostre cose, poi ce ne andiamo”.
Poley sospirò.
“Peccato sceriffo, questo posto mi piaceva”.
“Sono cinquant’anni che ti lamenti allo stesso modo! Sembri una vecchia
zitella”.
“È che mi affeziono sempre”.
“Abbiamo eliminato sette criminali e ora sparirà anche il mostro. Lasceremo
un buon ricordo” sorrise Marshall scoprendo i lunghi canini sulle labbra
insanguinate.
Gli sceriffi batterono gli speroni e si lanciarono al galoppo nelle tenebre.
Avrebbero lasciato la città prima dell'alba.