Erano le undici
passate e Lara Kepler non vedeva l’ora di mettersi sotto le coperte, nel suo
letto caldo. Lanciò un’occhiata all’ora, scritta in stampatello sul display
della radio: le undici e otto minuti per essere precisi, quindi ingranò la
terza, sentendo le ruote posteriori stridere lievemente. Da quella zona,
Cove Creek distava ancora tre chilometri, e la neve, scesa ininterrottamente
da tre giorni, aveva lasciato forme irregolari ai lati della strada, e di
tanto in tanto, i fari della sua macchina, illuminavano alcune lastre di
ghiaccio che formavano delle ragnatele sull’asfalto degradato.
Sua madre l’aveva già chiamata due volte al cellulare, dicendole di essere
in pensiero, poiché Sarah Reeves, la liceale compagna di classe di Lara, non
era ancora stata ritrovata.
Lara Kepler aveva diciotto anni, capelli lunghi e neri che le ricadevano
sulle spalle, e un fisico che aveva lasciato senza fiato Adam Helson,
capitano della squadra di football del liceo, e suo attuale fidanzato.
Comunque, si era fatta un’idea riguardo a Sarah Reeves e alla sua scomparsa,
secondo lei, infatti, la bella reginetta della scuola era scappata con
qualche suo amichetto per festeggiare Halloween via di casa.
Il giorno dopo ci sarebbe stata la festa più lugubre di tutto l’anno, e Lara
voleva festeggiare insieme ai suoi amici, proprio come l’anno precedente.
Fece un’altra curva ed ecco che si trovò a percorrere la strada più
tenebrosa di Cove Creek. Passava attraverso le valli circostanti il paese, e
ai lati di essa, c’erano solo chilometri di alti pini chini sotto il peso
della neve. Se fosse rimasta in panne con l’auto in quella zona, allora
sarebbe stato davvero un bel problema.
Infossò il collo nella giacca camosciata e accese la radio. Dapprima
gracchiò, poi la frequenza si stabilizzò, e la voce di una donna spezzò il
silenzio che aleggiava nell’abitacolo.
“... E ora passiamo alle ultime notizie, non c’è ancora traccia di Sarah
Reeves, la diciottenne di Cove Creek scomparsa da tre giorni mentre tornava
a casa da scuola. I genitori della ragazza hanno lanciato un appello a tutti
i cittadini, lasciando una dettagliata descrizione: il giorno della
scomparsa, Sarah indossava una t-shirt nera con la scritta NEVER ALONE
stampata sul petto, e una gonna di jeans. Inutile ripetere che aveva i
capelli biondi a caschetto con una frangia che le ricadeva sull’occhio
sinistro, perché la maggior parte dei cittadini di Cove Creek la conosce.
Torna da noi Sarah...”.
- Già, torna da noi -, sussurrò Lara tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
Dall’asfalto saliva lentamente una nebbiolina causata dall’umidità, e i fari
dell’auto sembravano illuminare un muro che aumentava sempre di più il suo
spessore.
Poi, ciò che accadde, fu talmente improvviso da poter essere paragonato a un
sasso che penetra la superficie dell’acqua per poi scivolare sul fondo.
Lara sbatté violentemente il mento sul volante, e sentì un tremendo dolore
alla clavicola sinistra.
L’arietta fresca che le accarezzava il collo e il dolore alla nuca,
significavano solo una cosa, che aveva sbattuto la testa contro il
finestrino laterale, mandandolo in frantumi.
Sollevò il capo dal volante, e davanti a lei vide tanti piccoli pezzi di
vetri che formavano un’enorme ragnatela sul parabrezza.
- Da... danna... dannazione -, ansimò scendendo lentamente. Non riusciva a
focalizzare con gli occhi, nemmeno quando intravide la ragazza distesa per
terra che cercava di rialzarsi.
- O mio Dio -, disse scuotendo la testa, - stai bene?
Ora iniziava a vederci meglio. La ragazza davanti a lei era bionda, ma c’era
qualcosa di strano in lei.
Portava una gonna di jeans e un reggiseno.
Lara inarcò le sopracciglia. - Ma... tu sei... Sarah!
Le mise una mano sulla spalla, notando che il petto era pieno di piccoli
tagli dai quali usciva sangue, risaltando una parola in stampatello:
VITTIMA?
- Ma che cosa ti è successo? Cosa ci fai in questo posto? Lo sai che in
città ti stanno tutti cercando?
Sarah annuì. - Non riesco a vederci.
Lara fece vibrare il labbro inferiore, e quando la ragazza di fronte a lei
portò i capelli dietro le orecchie, vide che non aveva gli occhi, ma solo
due buchi neri dai quali sgorgava sangue.
- Mio Dio! Ma che cosa ti è successo?
- Lui è molto cattivo -, fece una pausa iniziando a singhiozzare, poi
proseguì muovendo le mani davanti a sé. - Ha detto che mi avrebbe liberata
dal mio dolore.
Lara scosse la testa, poi una figura uscì da dietro gli alberi, dalla stessa
direzione dalla quale era arrivata Sarah. Indossava una lunga tunica da
prete, un cappuccio, e una maschera da maiale che gli copriva il volto.
- Sarah scappa presto!
Ma fu inutile, la figura alzò in aria il lungo pugnale, per poi infilarlo
nella schiena della ragazza. Sarah cadde a terra urlando, poi sputò del
sangue dalla bocca, e poco dopo il pugnale tagliò ancora una volta l’aria,
lacerando la gola alla ragazza.
Lara era lì, con le mani che stringevano la portiera dell’auto. Sentiva il
cuore palpitarle in gola, e la tensione pulsarle nelle tempie.
La figura si rimise in piedi, afferrò la gamba sinistra della ragazza morta,
e iniziò a trascinare il cadavere come se niente fosse.
Lara seguì la figura con le lacrime congelate negli occhi, per poi vederla
scomparire dietro gli alberi. Sgranò gli occhi, come per convincersi che la
scena appena vista non fosse stata reale.
Inutile, sentiva ancora i pianti di Sarah vicino alle sue orecchie, e poi il
sangue...
Lara si mise in piedi a fatica, prese il cellulare dalla tasca dei jeans e
compose il 911.
- Qual è la sua emergenza? -, chiese una lontana voce femminile.
- Mi chiamo Lara Kepler, mi torvo sulla statale 56, la Cove Creek! Ho appena
visto qualcuno uccidere Sarah Reeves, la ragazza scomparsa...
Poi due mani la spinsero dal dietro facendola cadere a terra, e il cellulare
schizzò sull’asfalto a qualche metro più in là.
Lara si voltò strillando e vide la maschera da maiale fissarla sopra di lei.
La misteriosa figura era tornata per finire il lavoro.
- Lasciami stare, ti prego!
- Dammi la tua anima -, sussurrò una voce dietro il travestimento.
La ragazza inarcò le sopracciglia strillando, poi il pugnale la colpì al
petto e sentì il sangue sgorgare. Lentamente, le sue pupille iniziarono a
dilatarsi, e alla seconda pugnalata, Lara sentì il peso del corpo svanire
nel nulla.
Lo sceriffo Dean Warris gettò il mozzicone di sigaretta sul ciglio della
strada, poi lo calpestò col piede sinistro. Era nervoso, non riusciva a
spiegarsi come era potuto accadere un fatto simile. Due giovani liceali
scomparse, e chissà quando le avrebbero ritrovate, semmai fossero ancora
vive.
L’auto di Lara Kepler era stata ritrovata due ore prima, da una pattuglia
che passava sulla Cove Creek. Quella mattina, nessuno avrebbe festeggiato la
festa di Halloween nel migliore dei modi. Alcuni agenti stavano delimitando
il perimetro della scena con dei nastri gialli, mentre altri prestavano
attenzione a non calpestare le pozze di sangue sull’asfalto. Uno dei suoi
aveva trovato una tunica da prete con cappuccio, e una maschera da maiale,
nascosti tra dei cespugli a pochi metri del ciglio stradale. Warris si
sistemò gli occhiali che gli erano scivolati sul naso, poi fece alcuni passi
verso l’auto, dapprima guardando il parabrezza in frantumi, poi la pozza
rosso scuro a pochi metri più avanti.
“Che cosa racconto ai genitori della ragazza?”, pensò, poi si voltò verso
gli alti pini che circondavano la strada.
- Avanti, ditemelo voi, siete gli unici testimoni.
Alcuni giorni dopo, su un sito per fanatici della festa di Halloween e film
dell’orrore, qualcuno aveva postato due foto, la prima rappresentava Sarah
Reeves con gli occhi cavati e la gola tagliata, mentre la seconda Lara
Kepler, legata ad un tronco d’albero, con un grosso chiodo che le penetrava
dalla bocca. Entrambe erano nude, e sul petto si notava una scritta incisa
nella carne: VITTIMA?
Dopo alcuni controlli effettuati dalla polizia, si era scoperto che le foto
era state scattate dal cellulare di Lara Kepler, e quindi era stato
impossibile risalire al colpevole di uno dei tanti omicidi che avrebbero
visto protagonista la piccola cittadina di Cove Creek.