Non provava
stanchezza mentre correva a perdifiato, non percepiva nemmeno il peso del
sangue di sua madre e di sua sorella che si era rappreso sul vestito e che
come un gel di morte le aveva scolpito un'inquietante acconciatura.
Correva Irina; fuggiva dalle creature che la inseguivano e che lasciavano
dietro sé una scia di bava e sangue; creature bramose di divorarla.
Entrò in un bosco Irina. Il piede destro rimasto scalzo non si accorse delle
asperità del nuovo terreno di battuta: aghi di conifera che vi si
conficcavano, insetti schiacciati e viscidume.
Irina non percepì nulla. Il terrore come un manto nero e soffocante aveva
coperto tutti i suoi sensi.
Gli esseri dietro di lei, grugnendo e latrando, proseguivano la loro
avanzata lentamente ma inesorabilmente. Ne contò quattro o cinque. Non volle
accertarsene, soprattutto dopo aver assistito al massacro precedente.
Con la coda dell'occhio vide anche che non era sola. Ai lati del sentiero
che stava percorrendo c'era qualcosa. Bagliori di piccoli corpi metallici
che rispondevano al sole si accompagnavano a piccole presenze, stavano tutte
in fila lungo la via e si muovevano assieme a lei in modo prudente. La
ragazza non si fermò; continuò senza sosta fino a che riuscì a sbucare su
uno spiazzo enorme con una casa al centro. Quella villetta avrebbe potuto
essere la sua salvezza.
Avvicinandosi sempre di più vide che il portone era aperto, ci piombò subito
dentro chiudendosi immediatamente dall'interno. Ebbe la lucidità di
controllare lo stato delle stanze e delle finestre sebbene fosse
completamente soggiogata dalla paura.
Per sua fortuna le imposte erano tutte sbarrate, probabile che chi vivesse
là dentro conoscesse già il problema che in quel momento stava incombendo su
di lei.
- C'è nessuno? Aiuto! - Provò a dire nel vuoto.
Aspettava la risposta esplorando quello che rimaneva della casa; in una
stanza trovò qualcosa che la allarmò immediatamente: una scala a chiocciola
era nascosta dietro a una delle porte.
Il piano di sopra!
Fece subito le scale; non doveva permettere che il suo rifugio fosse violato
e che si trasformasse nella sua tomba.
Chiuse tutto ciò che era rimasto aperto.
Una botola separava il piano inferiore da quello superiore, Irina la serrò
aggiungendo la catena col lucchetto che trovò adagiati là vicino.
Quei troll che la seguivano erano molto forti ma Irina aveva la quasi
certezza di stare al sicuro. La casa era robusta e gli sbarramenti erano
massicci, certamente allestiti per resistere agli eventuali attacchi di quei
mostri che per fortuna non erano capaci di volare.
Irina si sedette e guardò oltre la finestra in attesa di scorgere qualcuno
per farsi aiutare. Gli inseguitori non si fecero attendere, arrivarono poco
dopo che la ragazza si chiuse al piano di sopra. Iniziarono a colpire il
portone con estrema forza cercando di sfondarlo ma tutta la struttura
resistette senza alcun problema.
Irina aveva paura. A un certo punto dalla finestra riuscì a distinguere una
sagoma umana che stava giocando con un cane su una collinetta.
Irina non si trattenne, aprì la finestra e urlò:
- Aiuto! Signore mi aiuti, la prego! Aiuto! -
L'uomo si fermò, l'aveva sentita. Diede delle indicazioni al cane il quale
rimase lì fermo senza muoversi mentre lui cominciò a correre. Discese la
collina in un batter d'occhio. Era veloce il suo salvatore; velocissimo! In
men che non si dica attraversò il bosco e arrivò sul piazzale. Prima si
guardò intorno poi fece un balzo inumano. Irina indietreggiò mentre l'uomo
sfondava la finestra e si presentava davanti a lei.
Irina si protesse il viso dai pezzi di vetro che le vennero schizzati
addosso. Quando abbassò il braccio si rese conto che quello che si trovava
davanti non era un uomo ma un enorme bestia mannara. La testa e le zampe
anteriori erano quelle di un orso, il corpo sembrava quello di un essere
umano, i vestiti erano in parte lacerati. Allargò le zampe come se volesse
prepararsi ad agguantarla. Ruggì in maniera terribile tant'è che Irina cercò
di tapparsi le orecchie con le mani per non udirlo. L'urlo del mostro però
si strozzò all'improvviso.
Irina vide che la testa dell'orso rimase sospesa in aria mentre l'ammasso di
carne che componeva il corpo dell'uomo-animale cadde in terra come un sacco
di patate. Un fiotto di sangue rosso e caldo sgorgò dal collo rimasto
decapitato. Una volta caduta la carcassa Irina vide un'altra figura ferma
davanti a lei che spiegò il "miracolo" della testa sospesa. Un ragazzo
vestito di nero l'aveva appena salvata. Teneva in alto il capo gocciolante
dell'orso-mannaro; l'aveva staccato con un singolo colpo del suo gigantesco
coltello a serramanico.
Irina voleva gridare ma un misto di orrore, stupore e lieve sollievo glielo
impedì.
Non c'era tempo da perdere.
- Dobbiamo andar via da qui - disse il ragazzo in nero.
Irina non rispose niente e non si oppose.
Aprirono il lucchetto della botola, tolsero la catena e andarono giù.
Mentre scendevano le scale una scossa li fece sobbalzare. Non erano i troll
che cercavano di buttare giù la porta; quel colpo era stato molto più forte.
Bum! Un altra scossa, stavolta più potente. Irina cadde dalle scale fino a
toccare terra mentre il ragazzo scivolò oltre il corrimano e precipitò per
due metri.
Tutti e due doloranti cercarono di riprendersi subito ma non fecero in tempo
perché il terzo colpo sfondò il pavimento da sotto. Dal buco formatosi uscì
fuori una specie di ragno gigante tentacolato. Gli otto occhi verdi
incastonati sul muso scrutarono il nuovo ambiente. Il ragazzo si rialzò ma
venne colpito da un arto del mostro che lo scaraventò violentemente sul muro
antistante. Una delle altre zampe invece si attorcigliò intorno ad Irina.
Il ragno-polpo aprì le fauci. L'aspetto di quella bocca spalancata era
disgustoso, sembrava un pozzo contornato da tre file di denti aguzzi. Il
ragazzo in nero non poteva permettere che Irina fosse divorata. Dalla
cintola estrasse una fiala che lanciò sul volto del mostro. L'ampolla si
ruppe e rilasciò l'acido che conteneva iniziando così a corrodere i tessuti
del ragno. Urla disumane e terribili stridii vennero emessi dal mostro prima
che liberasse la presa da Irina che fu recuperata al volo dal ragazzo. Una
seconda fiala con un contenuto diverso fu lanciata verso le carni semi-liquefatte. Stavolta la reazione chimica innescata diede vita ad
un'immediata combustione che arse completamente l'essere immondo uccidendolo
definitivamente. Il fuoco era troppo e si appiccò immediatamente anche alla
casa. Dovevano uscire di lì.
Aprirono il portone spostando prima alcuni detriti prodotti dalla battaglia
col ragno.
Cinque troll armati di clava li stavano aspettando.
Due di loro si avventarono su Irina che scappò, gli altri tre azzannarono il
ragazzo alle spalle e alla mano destra.
Lui non si scompose. Era il momento di far partire il suo show.
Aveva le gambe libere, gli altri lo tenevano per le braccia, riuscì perciò a
spingerne uno lontano. La visuale adesso era libera. Con un calcio
potentissimo colpì una pietra che fracassò il cranio del troll davanti a sé
facendolo letteralmente esplodere. Con un balzo all'indietro poi si liberò
dalla prigionia. Tirò fuori il coltello con cui aveva decapitato l'uomo-orso poco prima e con una velocità inimmaginabile colpì i quattro troll al
petto, uno dopo l'altro, prima i due che lo trattenevano poi gli altri che
stavano inseguendo Irina. I mostri barcollarono ma non morirono. Lanciò il
coltello a uno dei quattro quindi con le mani aprì la bocca di un altro e ci
ficcò il braccio dentro fino alla spalla, raggiunse il cuore, lo estirpò e
glielo spiaccicò in faccia. Il troll con il coltello conficcato se lo
estrasse dal corpo e si diresse verso il ragazzo. Quest'ultimo gli bloccò il
braccio e guidò la mano della bestia col coltello fino a fargli squartare un
compagno. Completò l'opera deviandogli il braccio verso la faccia e
facendogli sferrare una miriade di coltellate.
L'ultimo mostro rimasto inebriato da tutto quel sangue si fermò e si chinò
per cibarsi di tutte quelle viscere sparse per terra.
Irina assistette all'eccidio senza proferire verbo. Adesso potevano andar
via ma la ragazza non era soddisfatta voleva eliminare anche l'ultimo di
loro. Non aveva dimenticato che anche quel mostro aveva sterminato la sua
famiglia.
Il ragazzo in nero capì le intenzioni di Irina e per velocizzare la fuga le
consegnò un marchingegno che aveva tirato fuori dalla sua borsa.
- Se vuoi vendicarti, utilizza questo. Lancialo sopra di lui. -
Ascoltato ciò Irina prese l'oggetto, lo esaminò un po' e poi lo tirò dove le
aveva consigliato.
Quell'affare si assestò subito in una forma sferica sopra l'essere ancora
intento a consumare il suo pasto. Alla palla volteggiante spuntarono decine
di lame tutt'intorno poi iniziò a girare vorticosamente quindi discese in un
lampo e si piantò su una coscia del troll. Qui roteò spasmodicamente
maciullandolo lì davanti a loro.
- Ecco fatto. Adesso andiamo. Conosco un posto dove saremo al sicuro - continuò il ragazzo.
Irina seguì il suo angelo vendicatore continuando però a girarsi e a
rigirarsi per vedere lo spettacolo dei troll fatti a pezzi, spettacolo che
fondamentalmente non le fornì le sensazioni sperate. Non fu completamente
soddisfatta, avrebbe voluto farli soffrire molto di più.
Per il momento non avevano intralci fra di loro.
Dovevano tornare indietro e per farlo erano obbligati a riaddentrarsi nel
bosco.
Questa volta, fra gli alberi, si manifestarono i possessori dei baluginii
che Irina aveva percepito sul sentiero durante la sua fuga. Una piccola orda
di goblin armati di piccoli coltelli li attaccarono. Il ragazzo in nero mise
Irina dietro di lui e calciò via quei piccoli esserini, uno dopo l'altro,
come se fossero dei minuscoli palloni da rugby. Nessuno di loro riuscì ad
avvicinarsi. Alla fine desistettero e si ritirarono.
Irina e il ragazzo in nero uscirono dal bosco.
- Guarda lì - il ragazzo indicò sulla destra un picco con una
costruzione sopra.
- Andremo lassù. Così nessuno avrà modo di raggiungerci - continuò.
- Tieniti forte - disse stringendo a sé Irina e saltando fino al picco
con una spinta incredibile.
- Chi sei tu? - chiese Irina mentre volava nel cielo.
Il ragazzo atterrato presso la casa "sicura" lasciò la ragazza e s'incamminò
verso la fontana del giardino per sciacquarsi e riposarsi un po'.
- Chi sei? - insistette la ragazza.
Il ragazzo, asciugandosi il viso con un pezzo di stoffa, disse:
- Sono uno che non voleva che ti uccidessero e ti divorassero... e poi come
avrei potuto lasciare a quella feccia un bel bocconcino come te? -
Irina fece un mezzo sorriso intendendo un senso che la lusingò non poco.
Il ragazzo in nero si avvicinò a lei con passo deciso, l'abbracciò e la
morse improvvisamente al collo succhiando tutto il suo sangue e la sua linfa
vitale.
La brama del ragazzo non aveva alcunché di sessuale o romantico... era
solamente un desiderio puramente famelico.
Dopo essersi nutrito lasciò il cadavere raggrinzito di Irina, si sedette su
un masso che si trovava nelle vicinanze e pensò sconsolato fra sé e sé:
- Ma guarda tu cosa deve fare uno per mettere qualcosa sotto i denti. -