Ancora una
volta, l’ultima, si trovava faccia a faccia con la versione raccapricciante
di sé.
Non avrebbe più permesso a quello scherzo mentale di riempirlo di cibo.
Lo specchio prendeva forma.
Rifletteva la sua immagine e la restituiva distorta, spaventosa.
Solida e reale.
Giorno dopo giorno, mangiando cioccolato, tutte le volte per l’ultima volta,
un buco nero che chiamava, voglioso. Un desiderio che proveniva da lontano,
legato ai ricordi d’adolescenza. Di quando riempiva la solitudine con plum
cake farciti di crema alle nocciole. O barrette di cioccolato
puro al 80%. Salame e maionese. Salato e dolce, come sempre, per l’ultima
volta.
Il vento gli rinfresca la faccia e lo fa sentire meno pesante. Solo per un
attimo, perché sa che nel vuoto non è abbastanza leggero per volteggiare e
per un attimo pensa di non tuffarsi. Di non trascinare quella figura orribile
e sperare pateticamente che sparisca, così, chiudendo e riaprendo gli occhi.
OGNI VOLTA CHE MANGI, NUTRI UNA BESTIA. La frase si é diffusa nella testa
nel corso dei mesi. Un rumore disturbante che lacera i pensieri.
Un ammasso di carne, ossa, muscoli e nervi destinato a marcire su se stesso,
sul pavimento della camera.
La stanza puzza di muffa. Il suo alter ego è imputridito tra queste mura
lasciando l’alone del suo respiro affannoso sui muri.
Mesi di danze sbilenche e odori nauseabondi. Colazioni a burro e zucchero.
Ed ora sembrano inseparabili. Se ti butti tu mi butto anch'io.
Si immagina la faccia sorpresa del mostro costretto a schiantarsi al suolo,
senza poter fare nulla. Senza poter comandare. La soddisfazione ripaga
l’immagine del suo corpo spezzato sotto la finestra della camera.
E adesso cos’hai da dire? Non puoi più ingozzarti come una maiale
all’ingrasso? Hai finito di guidare.
Un corpo nudo, sovrappeso, immobile nella neve, sul marciapiede.