Stressata e stanca, Anna si era lasciata portare a casa dalla sua
utilitaria.
Ad aspettarla solo un telefilm che avrebbe voluto rapirla ed una poltrona da
cui si era fatta rapire.
Chi dunque le sfiorava le spalle?
Anna si voltò sentendo una fitta al cuore. Una smorfia segnò il suo volto
- Eloise ! –
Era stata la sua migliore amica, un legame che neppure la lontananza aveva
spezzato.
Pochi convenevoli, solo parole di affetto fra loro. Ciò che Anna non chiese,
ciò che le sembrò opportuno tacere era il motivo dello strano pallore che
dominava sul volto dell’amica
I segni di un’antica bellezza quelli c’erano tutti ma la fronte, un tempo
coperta da riccioli d’ebano, si rivelava adesso troppo alta e pallida.
Si ritrovarono in giardino. Eloise ricordava le rose e ne odorò più d’una.
Anche Anna ne accostò qualcuna al naso ma non ne avvertì il profumo. Eloise
sembrò sorridere.
Si sedettero sulle sdraio e parlarono a lungo bevendo un tea rosso dal
sapore dolciastro
D’un tratto un sibilo, acuto eppure ovattato, quello di una sirena.
Anna si guardò intorno. Era sola, il suo era stato un sogno ma neppure un
frammento di quanto si fossero dette le tornava alla mente.
Di quel sogno le rimaneva soltanto la luce di un sole ormai basso eppure
accecante. Poi una sottile inquietudine irruppe nel suo animo “E se fosse
un messaggio? Se avesse bisogno di me?“
Anna fece per alzarsi ma non furono le sue gambe a muoverla. Si sentì
leggera, il suo corpo, libero dalla più elementare delle leggi fisiche, si
librò nell’aria e la poltrona le apparve un puntino.
Un verbale della polizia stradale certificava la morte di Eloise mentre a
mille chilometri di distanza due barellieri sollevavano il corpo infartuato
di Anna.