Venti

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2011 - edizione 10

Venti centimetri, forse più.
E non era un capriccio di maree, l’innalzarsi repentino dell’isola.
Ermes accartocciò il foglio, stizzito, gettandolo tra i flutti del Mediterraneo.
«Da rifare!» gridò al collega, prima di bestemmiare e abbandonare il cantiere.
Erano serviti decenni, a quel Paese mediocre, per approvare il progetto del grande ponte, e ora che spettava a lui, la gloria dei lavori, la Sicilia aveva deciso di crescere, all’improvviso, come un bambino dopo una febbre violenta.
Rientrando in città, aveva osservato il cielo, grigio di cenere.
L’Etna, da qualche settimana, dava spettacolo. Una fontana incandescente saliva in cielo, altissima, ricadendo su se stessa come se non volesse disturbare. Lo scrosciare fluido della lava si spandeva per chilometri, incessante, sollevando venti bollenti e rabbiosi: parevano il soffio di una divinità.
L’ingegnere accostò e osservò i turisti, che affollavano un parcheggio improvvisato. Venivano da ogni dove, a migliaia. Sarebbe dovuta sprofondare, quella terra, non sollevarsi!
E lui, prima o poi, doveva comunicare il fenomeno, interrompendo i lavori.

Scacciò quel cruccio e cominciò a ricalcolare mentalmente la profondità del nuovo scavo. Se non altro, a Messina, non erano spuntati gli scogli. Enormi monoliti di pietra liscia e nera, appuntiti e ricurvi, sbucati dal fondale davanti alla riva, nel giro di una notte. Distanziati di qualche chilometro, alcuni si ergevano fino a un centinaio di metri.
Ve n’erano cinque sulla riva nord, a bucare il Tirreno, altrettanti a sud.
Ermes arrivò nella sua stanza e incolpò la stanchezza quando, affacciato al terrazzo dell’ultimo piano, vide la Calabria allontanarsi e farsi piccola, cominciando a distinguere i contorni dello stivale, mentre un boato squassava il suolo.
Tifone, dopo millenni, esplodeva la sua vendetta.
Ermes scorse un groviglio sconfinato di serpi che oscurava l’imbrunire.
Poi, carica di follia, l’intera isola volò, pronta a schiacciare la stirpe di Zeus.

Raffaele Serafini