Ricco bottino

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2011 - edizione 10

Il colpo era stato fruttuoso. Due milioni di dollari.
Appena fummo in aperta campagna però, mi spararono, due colpi sulla nuca. Era più facile dividere il bottino in due che in tre.
Non so come, ma ho avuto fortuna. Ero vivo, e l’unica cosa che volevo era vendetta.
Li ritrovai in uno squallido motel, a godersi il loro sporco denaro in alcool e prostitute, alla faccia della nostra amicizia. Spinto dal risentimento, non mi accorsi della facilità con cui li trovai. Me li immaginavo già in ginocchio mentre mi chiedevano pietà, e come li avrei uccisi: a sangue freddo come animali, tanto meritavano.
Entrai sbattendo la porta. Loro sussultarono.
Guardandomi intorno mi accorsi che avevano organizzato un vero e proprio baccanale, con quelli che erano anche i miei soldi. Verde di rabbia urlai con quanto fiato avevo in corpo, e mi cercai di avventarmi prima su John, che mi aveva fatto scendere dall’auto con l’inganno.
Lui gridò. Era cinereo in volto.

Afferrò il mitra e iniziò a sparare a caso. Mi aspettai un’ondata di dolore e chiusi gli occhi. Non arrivò nulla. Intorno a me c’era solo sangue, con pezzi di uomini e donne crivellati dagli spari. I due traditori erano gli unici ancora vivi.
Avanzai. Homer si portò la sua fedele colt in bocca, e un attimo dopo il suo cervello contribuì all’arredamento. John invece rimase a fissarmi tremante. Aspettai qualche istante perché, vedete, volevo che mi implorasse di risparmiarlo.
Troppo terrorizzato, riusciva solo a balbettare, come in preda alle convulsioni. La cosa mi parve strana: non ero neppure armato. Lo afferrai per la fronte. Senza motivo, il suo corpo saltò in aria.
Stordito, andai in bagno per sciacquarmi: nello specchio vidi la mia immagine sbiadita, quasi trasparente. Quando provai a toccarmi le mani, esse si attraversarono l’un l’altra.

Riccardo Leo