Sono rimasto solo. Intorno a me vedo soltanto ombre nere, corpi oscuri che si muovono e non mi danno tregua. Li sento vicini, ormai. Si sono presi tutto, tutta la mia vita, tutto quello che avevo. Hanno cominciato dai miei uomini: li hanno sterminati tutti, uno dopo l’altro; massacrati senza ritegno, senza dignità, senza concedergli un soffio d’onore. Si sono presi i miei uomini più fidati, li hanno torturati, accerchiati e annientati nei peggiori dei modi. Siamo stati ingannati, pur sapendo di essere in battaglia. Penso a mia moglie, la mia amata moglie, la mia regina. Uccisa davanti ai miei occhi, da un oscuro cavaliere armato. La sua bianca pelle sporcata dal suo rosso sangue; si è sacrificata per me, davanti ai miei occhi. Ed io, impotente, ho assistito alla sua morte, ho visto la lancia trafiggere il suo corpo, ho visto schizzare il sangue sul pavimento piastrellato.
Le ombre oscure avanzano. Sono cadute anche le ultime difese: le antiche torri bianche come l’avorio sono crollate, spazzate via come briciole, come un castello di sabbia sormontato dall’onda del mare. L’unico mio consigliere rimasto e i miei due cavalieri più fidati mi hanno abbandonato e sono scappati lontano, in cerca di una salvezza che, comunque vada, non giungerà per loro. Codardi. Provo a sgusciare via, provo a difendermi: un ultimo disperato tentativo di rivalsa, un’ultima mossa, un ultimo scatto di orgoglio e trafiggo al cuore un’ombra maledetta. I suoi occhi si spengono, mentre affondo la lama nel suo petto. Mi rialzo: una trappola; sono circondato. Non riesco più a muovermi, non posso più fare nemmeno un passo. La mia corona vacilla, tremo. Sono bloccato. Scacco matto.