Da quel giorno non era più riuscita a dormire. Terrorizzata, rivedeva la scena al rallentatore sin nei minimi osceni dettagli. Le erano saltati addosso mentre stava uscendo dal supermercato. I suoi compagni se l’erano data a gambe ed erano tornati quando tutto era finito solo per recuperare il carrello della spesa, convinti com’erano che per lei non ci fosse più alcuna speranza. Invece l’avevano trovata legata ma ancora viva. Era stata stuprata; anche se, stranamente, i suoi aggressori erano stati ben attenti a non farle neppure un graffio. A quel punto i soccorritori l’avevano portata al rifugio e tenuta sotto osservazione per vedere cosa sarebbe successo. Dopo un po’ avevano scoperto che era incinta. Avevano immediatamente pensato di farla abortire, ma lei non aveva voluto.
Si era convinta che se in così
poco tempo erano diventati tanto maledettamente simili ai vivi, allora era
anche possibile che suo figlio nascesse sano. Piuttosto avrebbe abbandonato
il gruppo. Nonostante le proteste di alcuni, alla fine la maggioranza aveva
deciso di farla restare. C’era del resto chi sosteneva che forse il bambino
si sarebbe rivelato immune e che magari, grazie a lui, avrebbero trovato la
cura e salvato il genere umano dall’estinzione. Ora, sei mesi dopo, mentre
il mondo si trovava sempre più sull’orlo della fine, finalmente un medico si
era unito ai sopravvissuti. Lei aveva deciso di farsi immediatamente
visitare. Il bambino infatti per adesso non si era mai mosso.
- Proverò adesso a farti alcune pressioni sulla pancia – aveva detto il
medico mentre la auscultava – dovremmo riuscire a sentire qualcosa.
Era rimasta in attesa.
Poi, all’improvviso, si era tirata su dal letto dove era distesa.
- Mi ha morso! – aveva sussurrato.
Poi si era messa a urlare.