Come dar credito
a quelle storie, sfamare quei condor ingobbiti sulla carogna putrescente
della sua reputazione.
Richieste ignorate, saluti contraccambiati con borbottii irosi, ed ecco
affissa la locandina del nuovo thriller condominiale, film dai risvolti
esoterici con protagonista lei: ''Inga Modrewsky, la megera dell'interno
B''.
Persistevano nel tenermene lontano, ingozzando la mia curiosità con insipide
favolette di trascorsi da fattucchiera esiliata, inquietanti litanie
notturne e fatue luminescenze sprigionate dalla cantina.
Quella sera scelsi io il menù.
Carico, mio malgrado, dei pregiudizi altrui, bussai: alla vista di quei
grandi occhi limpidi, i punti della maschera cucitale addosso da tutti
persero aderenza, regalando al mondo lo stupendo sorriso celato dietro.
Mi accolse, svelando il segreto del temuto covo: il laboratorio di una
candelaia.
''Sono la mia sola compagnia, illuminano il cuore più di quanto non faccia
anima viva''.
Da una mensola prese una candela, ridotta ormai a mozzicone,'' Per te... so
che è un regalo misero, ma accendendola prima di coricarti stanotte,
veglierà sul tuo cammino... vedo in te una luce pura e magica caro, su
queste cose non sbaglio''.
Andandomene, ringraziai.
Dopo una doccia veloce, lasciai il dono a disegnare ombre dal comodino.
Subito si alzarono voci, grida incerte ed offuscate esortazioni ad
abbandonare la stanza, beffardi echi che mi davano per spacciato.
Sentivo caldo, seppur fossi ancora nudo, sudavo... non sudore, ero io.
Fronte madida di me, gocce impastavano gli occhi, i capelli a terra, foglie
cadute in un autunno fugace, intricarsi in un filo.
Scioglievo, diventavo una pozza rifrangente i bagliori del cero vicino la
sveglia.
Dal fumo si materializzò Inga: raccolto e modellato intorno allo stoppino di
crine, mi accese con la flebile fiamma del regalo, un attimo prima che si
spegnesse.
''Dicevo io che porti dentro una luce speciale... non sbagliavo caro,
vero?''.