Camminata all'inferno

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2011 - edizione 10

Dopo che la luce ebbe investito la sua auto, Carlo non vide più nulla, seppe solo di aver cappottato, fu consapevole del rumore assordante delle lamiere e del dolore della cintura di sicurezza contro la spalla, ma per il resto fu il buio. Era stata la più grande esplosione che avesse mai visto.
Una volta ripresosi si ritrovò a testa in giù nell’auto, a stento ne uscì per trovarsi di fronte ad uno spettacolo di morte e distruzione, l’autostrada sulla quale viaggiava era una distesa di lamiere e sangue, dove donne e uomini urlavano dal dolore e dalla disperazione nel vedere i loro cari che non riprendevano conoscenza.
Ancora intontito iniziò ad aggirarsi tra lamiere e cadaveri, alla sua destra una donna scuoteva il corpo di un ragazzo con il cervello ben visibile, probabilmente un tempo era stato suo figlio, alla sua sinistra un uomo cercava di estrarre un donna dalle lamiere di un'auto nera, Carlo non si fermò ad aiutare, la sua mente era sprofondata in uno spazio buio.

Si mise ad osservare la donna che cercava invano di svegliare il ragazzo ormai morto, quando notò un’ondata di gioia dipingersi sul volto di lei, il giovane si muoveva, era di nuovo vitale come se nulla fosse accaduto.
Quando il ragazzo gettò le braccia al collo della donna, Carlo pensò che le avrebbe dato un bacio, ma non fece altro che morderle la gola, lei non urlò, si limito a sanguinare e morire, con la sorpresa scolpita sul suo volto.
Intorno a Carlo tutte le persone credute morte si risvegliavano con le più nefaste intenzioni, una fame infernale le spingeva a nutrirsi dei loro cari, da quel momento non vide altro che sangue e carne lacerata.
Tutto quello che fece fu continuare a camminare.

Alfredo Crispo

Nato con una smisurata passione per tutto ciò che riguarda l'horror, ho deciso di andare oltre la semplice lettura di libri e la visione di film e di iniziare a scrivere racconti da incubo. Sono un aspirante scrittore pieno di idee ma con poco tempo per realizzarle, scrivere mi permette di esprimermi liberamente e di condividere col mondo una parte di me.