Voltò l’angolo
consumato dal terrore. Aveva perso ogni contatto con la realtà e rimosso le
origini di quell'estenuante fuga. Sentiva il cuore esplodergli nei timpani
come se volesse portare in trionfo una colossale marcia mortuaria. Ancora
pochi battiti e il fetore del buio putrefatto lo avrebbe avviluppato per
sempre.
La strada gli si srotolava sotto le suole arse come un tappeto funereo che
mai cede al terreno il suo lembo terminale. Ogni tessuto del suo corpo gli
procurava un'inesorabile sensazione di trapasso imminente; gli pareva
d'essere attraversato da gelide lame che spaccano muscoli non ancora pronti
al rituale del sangue. Si fermò un istante; era quell'inutile cortesia che
spesso la vittima concede allo spietato assassino. Aveva un disperato
bisogno di credere di non essere più inseguito. Ma non era quello il tempo
delle illusioni. La misteriosa presenza alle sue spalle si fece incombente.
Emetteva un rantolo terrificante. Quelle vibrazioni portavano in grembo
tutto l’orrore del mondo. Raccontavano di una fine certa, eseguita nel più
efferato e sanguinario dei modi. Era il massacro perfetto.
Trattenne il fiato e l'ultimo pensiero fu – Facciamola finita.
Si voltò. Un’ombra innaturale si erse maestosa dinanzi a lui; gli enormi
occhi di una bestia sconosciuta trafissero le tenebre, erano un
raccapricciante omaggio al male più antico. Quelle pupille fredde e rosse lo
immobilizzarono. Il suo corpo era un inanimato pezzo di carne morta pronto a
deliziare il palato del demonio. Esausto si concesse agli artigli
dell’atroce destino. Uno suono secco, come una frustata che fende il vuoto,
poi dal suo ventre sgorgarono brandelli di viscere liquefatte impastati a
frammenti d'ossa. La creatura, nello specchio riflesso dell’ineluttabile,
balzò verso di lui.
Mancava ancora molto alla fine. Mi alzai dalla poltrona e spensi il
televisore. Era un film che avevo già visto.
Antonio Bracciale nasce nel 1978 a Fondi, un piccolo paese dove la piaga
dell'infermità mentale è dilagante. Da bambino non fa altro che scrivere,
poi diventa grande e continua a scrivere. I turbamenti adolescenziali lo
portano ad avere contrasti in famiglia e, dopo una furibonda lite, scappa di
casa portando con sè soltanto una vecchia macchina da scrivere, modello Olivetti Lettera 32, la stessa con cui scriveva quando era bambino.
All'età di 20 anni tenta invano l'ingresso alla Scuola Nazionale del Cinema.
Nel frattempo scrive soggetti e sceneggiature per cortometraggi che realizza
a budget zero, costringendo e minacciando parenti e amici. Alla stessa età
si iscrive a Giurisprudenza presso l'Università di Cassino, ma, dopo un
anno, abbandonerà il corso per iscriversi a Economia del Sistema
Agroalimentare e dell'Ambiente che abbandonerà a sua volta, in quanto
scarsamente interessato al mondo degli ortaggi. Alla veneranda età di 27
anni si iscrive a Scienze della Comunicazione presso l'Università di Perugia
dove, in seguito, conseguirà la laurea.
Ha pubblicato alcuni racconti e poesie con la Giulio Perrone Editore. Nel
2010 ha scritto un romanzo breve dal titolo When J. came to play attualmente
disponibile sul sito web ilmiolibro.
Lui è semplicemente fiero di essere un perfetto sconosciuto.