L'uomo dormiva beatamente avvolto nel lenzuolo di cotone nero. Il suo corpo
stava pregustando il riposo che il silenzio notturno gli avrebbe concesso
fino alla nuove luci dell’alba.
Tutt’intorno a ogni cosa sembrava essersi assopita insieme a lui. Il
frusciare indomito degli alberi aveva smesso di generare quel suono tipico
di foglia alitata dal vento, e le luci dei lampioni circostanti si stavano
smorzando paradossalmente fino a creare un buio pesto senza precedenti.
Anche la luna sembrava ritrarsi come inghiottita da un buco nero che
divorando ogni minimo riflesso di luce, rendeva la stanza dell’uomo una
sorta di realtà astratta e impalpabile.
L’unico rumore percettibile era il movimento meccanico della pendola che
scandiva il tempo, secondo dopo secondo. Tutto sembrava sospeso in mezzo al
niente in un’atmosfera bucolica mai accaduta prima. A un tratto un crepitio.
A seguire, un rumore ovattato provenire dalla soffitta stava presagendo un
qualcosa d'indefinito avvicinarsi alla stanza da letto. L’intensità dei
rumori stava aumentando gradualmente mentre le palpebre dell’uomo iniziarono
a muoversi in modo irregolare e discontinuo.
I suoi occhi anche se chiusi, sembravano vedere qualcosa o qualcuno di
spaventevole e terrificante incutergli timore e paura.
Un inatteso colpo di vento spalancò le finestre infrangendo i vetri.
L’intonaco delle pareti della stanza iniziò a sbriciolarsi inesorabilmente,
mentre i mattoni denudati cominciarono a muoversi su se stessi e poi in
direzione del letto.
Il corpo dell’uomo rimaneva immobile come se afferrato da una forza oscura e
incontrollabile che agiva direttamente nella testa attraverso i bulbi
oculari.
Il soffitto e il pavimento cominciarono a muoversi l’uno verso l’altro come
se attratti da un magnete posto in mezzo alla stanza.
Le sue palpebre iniziarono a schiudersi, le pupille rimpicciolirsi fino a
prendere coscienza dell’imminente schiacciamento.
Un urlo straziante fu l’ultima cosa che si sentì.