Ergon: la parola
greca che indica il lavoro. Era stato paradossale vedere sulla carta
intestata della ditta Ergon Srl, l’annuncio che per lui il lavoro non c’era
più.
“Licenziamento per riduzione del personale”. Il proprietario gli aveva
spiegato che, con la nuova tassa imposta dal governo, aveva dovuto tagliare
drasticamente i posti di lavoro. In tutto lo Stato le aziende licenziavano.
Non avrebbe trovato un altro impiego. Niente stipendio, niente soldi per la
famiglia. Era finita.
Le sue mani decomposte riuscirono finalmente ad aprire la bara. Sentiva
ancora in bocca il sapore acre del vomito che lo aveva soffocato la notte in
cui, per la disperazione, aveva bevuto una bottiglia di whisky e ingoiato
una scatola di sonniferi.
Il responsabile della sua morte l’avrebbe pagata. Pochi metri e si unì a lui
il suo collega ragioniere del secondo piano, con il cuore spezzato in due da
un infarto per il dolore. E la segretaria del capo, imputridita sul fondo
del lago.
I suoi occhi dalle palpebre grigie e decomposte riconobbero il suo ex datore
di lavoro a pochi metri da loro. Con un impressionante buco nella scatola
cranica. Se lo era fatto col suo fucile da caccia quando la Ergon Srl era
fallita. Si unì a loro.
La strada che li avrebbe portati a Roma era lunga. Da ogni cimitero qualche
cadavere in giacca e cravatta o in tuta da operaio si metteva a marciare
verso la capitale. Erano migliaia.
Quando il Ministro delle Finanze sentì scuotere la porta ebbe un brivido.
Un brivido di piacere.
Davvero quei cervelli marci pensavano di coglierlo di sorpresa?
Terminò senza fretta il cognac. La stessa cosa fece il Ministro della Difesa
seduto di fronte, poi quest'ultimo prese il cellulare.
- Generale, tocca a lei. -
I bagliori dei lanciafiamme dell'esercito illuminarono il salotto a giorno.