Buongiorno mondo. Come ogni mattina mi affaccio alla finestra con la mia
tazza di caffè in mano. Prima di uscire sul balcone, controllo che il mio
vicino non sia già in cortile a far giardinaggio. Via libera, giardino
vuoto.
Appoggio la tazza sul tavolino e guardo oltre il parapetto. Tutto è come al
solito giù nella via. Le auto occupano le strade e la gente i marciapiedi.
Un formicaio che si muove verso la quotidiana e inutile routine di questa
vita. O meglio non vita.
Le cose stanno andando un po’ al diavolo ultimamente qui giù in paese, e da
quello che si diceva negli ultimi giorni, anche nel resto del mondo. I morti
camminano e hanno fame. Purtroppo per me, in questa via siamo rimasti solo
io e quell’invadente del vicino.
«Ehi», mi urla. Sovrappensiero non l’ho visto uscire.
«’giorno», rispondo. Ora inizia con i suoi soliti vaneggiamenti su quanto
sia bello il suo cazzo di giardino.
«C’è sempre da fare qui in giardino, e nessuno mi aiuta», dice.
Sto per rientrare seccato ma vedo una spira di luce in questo mondo
schifoso. In mezzo a quel gruppo di larve che ciondola per la strada, passa
quel bastardo che mi fregò lo zaino ai giardini. Eccolo lì con lo sguardo
ebete e la bocca aperta passarmi davanti.
So che rischio molto, ma devo recuperare lo zaino. Mi precipito fuori e lo
inseguo, scartando gli assalti dei morti. Sono lenti, troppo lenti.
Il vicino dice qualcosa. Io lo mando a fare in culo e mi fiondo sul
ladruncolo. Quello cade con la faccia sul selciato, emettendo un rumore che
mi ricorda una borsa dell’acqua calda. Finalmente riesco a strappargli la
borsa e me ritorno nella mia tana, spintonando un po’. Qui dentro c’è la
cosa più importante della mia vita.