Quest’uomo non
si veste, ma dentro i suoi abiti si nasconde.
Porta una cravatta dal grosso nodo che pare strangolarlo, la riga precisa
divide in due ordinati versanti i neri capelli, lucidati da una passata
generosa di pomata.
Piove. Gocce grasse cadono pesanti, lui cerca la sua identità in un oggetto.
Un ombrello.
Spera lo possa confondere, magari rendere uguale agli altri, addirittura
farlo sparire in mezzo a loro.
Alla massa informe che si muove sinuosa come una creatura primordiale.
Ampie scarpe dalla suola liscia lo fanno scivolare sull’asfalto bagnato,
come fosse privo di consistenza corporea.
Sembrerebbe un uomo mite, quasi mediocre, ma i suoi occhi lo tradiscono.
Occhi che sfuggono, saettano, indagano. Che infettano.
Si trascina da secoli sul suolo stanco. Creatura priva di sentimenti, larva
infernale, unico giudice di se stesso. È nato per uccidere, è nato selvaggio
come il vento che l’ha forgiato.
La morte è sua consorte, sua consigliera.
La carne umana il suo abito ingannevole, moriresti accecato dall’orrore alla
sola vista della sua vera essenza. Nelle marce viscere si agitano come vermi
nella terra umida tutte le anime che ha mietuto, dono prezioso per le fauci
affamate del Cerbero satanico.
Non una vittima per volta, ma di una strage si macchiano le sue mani.
Ignoto ai più è il suo nome, i pochi che lo conoscono cercano rifugio ai
margini delle ombre, tacciono atterriti sperando che il Demone sia sazio.
Lui è Aerico.
Peste, lebbra, malaria, piaghe, fame, sangue e disperazione le sue sette
inseparabili sorelle. Cavalcando su spettrali destrieri spargono il loro
seme avvelenato. Aerico le guida spietato eccitando le sette Furie, ebbre di
devastazione.
Guarda la Terra disgustato dai suoi brulicanti abitanti.
Vuoti, vacui, insignificanti umani.
È tempo di giustizia, di vendetta.
È tempo di liberare tutte le sue sorelle.