Vedo le loro
bocche muoversi. “Veloci!”, dicono, lo so. Un tempo ero uno di loro.
Ci fanno avanzare lungo uno stretto passaggio obbligato. Camminiamo,
inesorabilmente, verso la nostra fine. Nessuno si ribella, nessuno si
lamenta, ma la paura si respira e si diffonde nel sangue come un cancro.
Qualcuno se la fa addosso.
Iniziano le detonazioni. Cadono in tanti, con un proiettile fra gli occhi.
Li portano via, iniziano a squartarli, anche se qualcuno è ancora vivo.
So come funziona.
Tocca a me. Sento la pistola sulla fronte.
Guardo altrove. C’è sangue dappertutto.
Incredibile quanto ne possa produrre un bue.