Difforme è la notte che scende: tu mi giudicherai. Ti vedrò sul mio corpo e nel sonno il tuo peso torchierà le mie ossa, finché non avrò più respiro. Perché mi scruti e non sentenzi? La mia condotta ti è nota e solo tu sai se il suo esito fu ferale o lieve. Così, il ventre oppresso sarebbe la mia certezza! M’avvolgi il capestro e non lo stringi, mi condanni alla pazzia! Giusta creatura, incolpami e salvami, oppure torna nel buio, portando con te ogni memoria. Ma pronunciati, questa notte: concedimi un’esistenza nivea o della Morte, almeno, rendimi degno.
Sangue sardo, cuore abruzzese, trapiantata nel Lazio per amore. Prima giovinezza trascorsa in compagnia di Poe, Lovecraft e dei poeti maledetti, Rimbaud e Mallarmé in primis. La sua vita precedente è stata molto breve ma più interessante dell’attuale; ha certamente lasciato un cadavere più giovane e più figo di quanto non potrà mai essere il prossimo. Ma non dispera.