Il
sottopassaggio non è particolarmente lungo, ma un po’ buio.
Molte luci sono fulminate, alcune rotte.
A cinque metri dall’uscita del tunnel, sulla parete grigia scrostata dallo
smog, c’è una grossa croce dipinta con vernice bianca.
I suoi contorni sono netti, non soffrono il tempo.
Federica, ogni giorno, non può fare a meno di posare lo sguardo su quella
croce.
Le mette angoscia.
Una mattina decide di accostare, di avvicinarsi, di capire.
Due mani infernali escono dall’umido muro, l’afferrano per la gola.
Rimbomba l’urlo inascoltato.
Ora anche lei, come gli altri automobilisti curiosi, è bloccata nella croce.
Per sempre.