Biancacenere

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2011 - edizione 3

Una guida turistica definisce Immedio “un paese circondato e oppresso da una ininterrotta catena collinare”. In una futura edizione, l’aggettivo dovrà essere sostituito.

 

Anna ha dodici anni e una lunga treccia di capelli neri che si addormenta sulle spalle scheletriche. Quando è nervosa, o ha paura, tossisce.
E’ seduta al tavolo della cucina, nella casa di legno dove vive col padre e il fratellino. Sta guardando, oltre il vetro rotto della finestra, alcuni immediani piantare dei pali sul terreno. Ha assistito tante volte a questa scena rassicurante: gli adulti piantano i pali, vi attorcigliano del filo spinato per formare una fitta barriera, poi si riposano scrutando l’orizzonte.
Alcuni colpi di tosse fanno oscillare la treccia. Anna è tesa perché suo padre ha promesso di accompagnarla a vedere la Fossa Proibita. Deve creare la sua Offerta, come vuole la tradizione quando un bambino la vede per la prima volta. Impugna le forbici arrugginite e, con implacabile calma, torna a incidere il barattolo di latta. Vuole realizzare una corona con otto punte taglienti.

 

L’odore di marcio, dolciastro e forte da far girare la testa, si appiccica alle narici nonostante le foglie di menta che suo padre le ha detto di tenere pigiate sotto il naso. Il vento gioca con le colline brulle intonando litanie malinconiche. Sono al termine di un sentiero desolato pieno di segni, solchi e macchie rossastre. Dopo una breve curva c’è la Fossa.
La vede.
Lo stesso colpo d’occhio di quando osserva i formicai distrutti per gioco dai bambini del villaggio. Ma lì non ci sono formiche.
Un enorme buco pieno di cenere, ossa e brandelli di carne in putrefazione. Ha come l’impressione che quella massa enorme, coperta da siepi di mani scheletriche tutte puntate in direzione del paese, respiri. Crani dappertutto, staccati dai corpi.

Il padre si curva su di lei. I pochi capelli biondi, sempre in disordine, incoronano un’espressione del viso severa peggio di quando la sgrida.
- Una notte sono arrivati, non sappiamo perché e da dove. Vogliono mangiarci a morsi. L’unico modo per fermarli è staccargli la testa. Per difenderci abbiamo scavato questa grande buca. La notte arrivano, attirati dal profumo della carne, non riescono ad arrampicarsi sulle rocce e cadono lì dentro. All’inizio bruciavamo i corpi, adesso no perché è sempre più difficile accendere il fuoco. All’alba io e gli altri adulti scendiamo a tagliare la testa di quelli che troviamo. La luce del sole li indebolisce parecchio.
Fa un lungo respiro, le prende il viso nelle mani. - Un giorno dovrai pensare tu a queste cose.
Anna si avvicina alla Fossa e, prima di lanciare la corona tocca, col pollice e l’indice uniti, le otto punte della corona, una per una fino all’ultima, la più lunga:
- Ciao Cucciolo, Dotto, Mammolo, Eolo, Gongolo, Brontolo, Pisolo. Ciao Biancacenere, vai a fermare gli uomini cattivi con i vestiti stracciati che hanno mangiato la mia mamma.

 

Mentre torna al villaggio ha ancora paura, ma la tosse è sparita.

Andrea Cavallini