Una guida turistica definisce Immedio “un paese circondato e oppresso da una ininterrotta catena collinare”. In una futura edizione, l’aggettivo dovrà essere sostituito.
Anna ha dodici anni e una lunga treccia di capelli neri
che si addormenta sulle spalle scheletriche. Quando è nervosa, o ha paura,
tossisce.
E’ seduta al tavolo della cucina, nella casa di legno dove vive col padre e
il fratellino. Sta guardando, oltre il vetro rotto della finestra, alcuni
immediani piantare dei pali sul terreno. Ha assistito tante volte a questa
scena rassicurante: gli adulti piantano i pali, vi attorcigliano del filo
spinato per formare una fitta barriera, poi si riposano scrutando
l’orizzonte.
Alcuni colpi di tosse fanno oscillare la treccia. Anna è tesa perché suo
padre ha promesso di accompagnarla a vedere la Fossa Proibita. Deve creare
la sua Offerta, come vuole la tradizione quando un bambino la vede per la
prima volta. Impugna le forbici arrugginite e, con implacabile calma, torna
a incidere il barattolo di latta. Vuole realizzare una corona con otto punte
taglienti.
L’odore di marcio, dolciastro e forte da far girare la
testa, si appiccica alle narici nonostante le foglie di menta che suo padre
le ha detto di tenere pigiate sotto il naso. Il vento gioca con le colline
brulle intonando litanie malinconiche. Sono al termine di un sentiero
desolato pieno di segni, solchi e macchie rossastre. Dopo una breve curva
c’è la Fossa.
La vede.
Lo stesso colpo d’occhio di quando osserva i formicai distrutti per gioco
dai bambini del villaggio. Ma lì non ci sono formiche.
Un enorme buco pieno di cenere, ossa e brandelli di carne in putrefazione.
Ha come l’impressione che quella massa enorme, coperta da siepi di mani
scheletriche tutte puntate in direzione del paese, respiri. Crani
dappertutto, staccati dai corpi.
Il padre si curva su di lei. I pochi capelli biondi, sempre in disordine,
incoronano un’espressione del viso severa peggio di quando la sgrida.
- Una notte sono arrivati, non sappiamo perché e da dove. Vogliono mangiarci
a morsi. L’unico modo per fermarli è staccargli la testa. Per difenderci
abbiamo scavato questa grande buca. La notte arrivano, attirati dal profumo
della carne, non riescono ad arrampicarsi sulle rocce e cadono lì dentro.
All’inizio bruciavamo i corpi, adesso no perché è sempre più difficile
accendere il fuoco. All’alba io e gli altri adulti scendiamo a tagliare la
testa di quelli che troviamo. La luce del sole li indebolisce parecchio.
Fa un lungo respiro, le prende il viso nelle mani. - Un giorno dovrai
pensare tu a queste cose.
Anna si avvicina alla Fossa e, prima di lanciare la corona tocca, col
pollice e l’indice uniti, le otto punte della corona, una per una fino
all’ultima, la più lunga:
- Ciao Cucciolo, Dotto, Mammolo, Eolo, Gongolo, Brontolo, Pisolo. Ciao
Biancacenere, vai a fermare gli uomini cattivi con i vestiti stracciati che
hanno mangiato la mia mamma.
Mentre torna al villaggio ha ancora paura, ma la tosse è sparita.