Michael giaceva
rannicchiato tra le macerie della vecchia casa abbandonata, avvolto in una
logora coperta di lana. Nelle sue orecchie risuonava ancora il rumore delle
raffiche dei mitra e, anche se ormai era da un po’ che le armi tacevano, la
saggezza dei suoi cinque anni gli suggeriva che lì fuori non era ancora un
posto sicuro.
Sua madre era uscita dal nascondiglio per cercare aiuto, promettendogli che
sarebbe tornata a prenderlo.
All’improvviso sentì la porta schiantarsi al piano di sopra e passi decisi
che scendevano per le scale. Rimase paralizzato dalla paura quando vide due
sagome mostruose che si avvicinavano, brandendo delle torce elettriche. La
luce era fioca, ma bastava per scorgere, su quei corpi in apparenza normali,
due teste deformi, che li facevano somigliare a insetti giganti. Il loro
respiro era pesante, affannoso. Avevano uno strano accento, per cui Michael
riuscì a cogliere solo poche parole.
- Un’intera città... devastata.
- Armi chimiche... nessun sopravvissuto.
Il bambino sentì le lacrime che cominciavano a offuscargli la vista. Ciò che
avevano detto quegli strani uomini non poteva essere vero.
Uno di loro si accovacciò e puntò la torcia verso di lui.
- Anche qui niente - disse.
Michael non riusciva a spiegarsi come avessero fatto a non vederlo ed ebbe
il malsano impulso di toccare quella faccia verde da mosca.
Il soldato ebbe appena il tempo di notare che in quella
città desolata non c’era più traccia di vita e che persino gli insetti erano
spariti.
Poi la sua maschera antigas cadde, spinta via da una manina invisibile, e
lui si ritrovò ad ansimare sul pavimento, gli occhi spalancati dal dolore e
dalla sorpresa.
Michael guardò con indifferenza il corpo disteso a terra
e il panico dell’altro uomo.
Sua madre sarebbe tornata a prenderlo, gliel’aveva promesso.
E lui aspettava da così tanto tempo...
Mi chiamo Chiara Di Girolamo, sono nata a Chieti nel 1991, studio lingue e culture orientali a Pesaro.