Fribiblugen anno del
Signore 1645. Quando Angelica le comunicò la decisione di voler diventare
una suora del convento della “Madonna del Vento”, subito comprese che non vi
erano pozioni o fatture che l’avrebbero aiutata a riconquistarla.
Le voci cambiarono tonalità nel nominarla, quello che veniva sussurrato
divenne un grido in piazza, allorché la farina ammuffì nelle dispense, gli
animali vennero trovati crocefissi agli alberi e i tulipani divennero neri.
Unanime fu la soddisfazione quando la strega, legata alle pesanti catene
arrugginite, fu trascinata fuori dalla sua dimora e condotta negli uffici
della Santa Inquisizione. A capo chino, davanti agli emissari del Signore si
dichiarò colpevole e gli unici muscoli che mosse al momento della sentenza
furono quelli che distesero la bocca in un sorriso; sarebbe morta nel
Mulino.
Il patibolo, montato in collina, aveva la struttura di un mulino a vento
olandese: all’interno vi era una finestrella/gogna dove il condannato
inseriva la testa che sbucava sulla strada, e le pale, lame affilate montate
su un asse con solchi a spirale poste a 6 metri e 66 centimetri, sfruttavano
la forza del vento per avvitarsi e decapitare la cervice scoperta.
Ai tanti che ancora si avvicinavano in processione, la massa di capelli
rossi vista da lontano poteva sembrare una macchia di sangue rappreso sulla
facciata del Mulino, invece la strega, ancora viva, attendeva il vento che
tanti benefici aveva portato alla città e alla sua Santa protettrice.
Un refolo forte e costante mulinò le lame così velocemente che, quando la
testa saltò, il sangue che spruzzò sull’aia venne centellinato dalla bocca
aperta degli astanti. I venti cessarono per sempre di spirare nello stesso
istante in cui il corpo si divise; il sacrificio aveva compiuto il rito, la
Madonna avrebbe maledetto e scacciato la novizia.
Giovanni Ruggiero, 30 anni. Le mie fonti di ispirazioni sono: Dario Argento e Clive Barker.