All’esterno
l’insegna consumata diceva: Emporio dei sogni.
“c’è qualcuno?” balbetta Michela cominciando a curiosare tra le mensole del
negozio. Nessuna risposta. “c’è qualcuno?”.
Un vaso di vetro catturò la sua attenzione. All’ interno, immerso in un
liquido verdastro, restava sospeso qualcosa che vagamente aveva le sembianze
di un feto.
“buon giorno signorina...” disse dietro di lei un’ombra dalla voce roca
accarezzandole le spalle con le unghie “... posso aiutarla?”...
Michela aprì gli occhi urlando madida di sudore. Marco la
stavano fissando preoccupato.
“ancora quel incubo? Perché non ti decidi ad andare da un dottore?”
Michela si strinse a lui cominciando a piangere.
... “Bene. Bene.” Disse l’uomo agitando i lunghi capelli bianchi nell’indicare con la testa una piccola porta di legno “Bene. Bene. Forse ho qualcosa che fa al caso nostro: mi segua.”...
Marco le baciò la fronte: “Vuoi un bicchiere d’acqua?”
“Ti devo dire una cosa.” Rispose nervosamente lei guardandosi la cicatrice
che attraversava verticalmente il polso della mano destra.
“me la dici dopo, va bene?”
“No! adesso! Sono dieci anni che sopporto il peso di questo silenzio! Ti
prego ascoltami. ”
... ”bene. Bene.” Disse il vecchio al termine del rituale con tono di voce diverso” Fagli bere questo filtro e lui sarà tuo per sempre, ma attenzione non dovrai mai dire a nessuno di questo sortilegio. Mai! Per nessun motivo.”.
Al termine del racconto Marco restò a guardarla
impietrito per un istante, poi di scatto afferrandole il collo, cominciò a
premere con i pollici la giugulare. Michela si risvegliò con mani e piedi
legati al letto: l’ultima cosa che vide fu un grande coltello da cucina
scendere verso di lei.
La lama affondò nel petto con precisione chirurgica frantumando lo sterno.
Il cuore della ragazza stava ancora pulsando, quando Marco stringendolo
nella mano gli diede il primo morso.