- Dimmi perché non possiamo farci compagnia. In fondo
siamo stati insieme per tutta la vita, non è facile adesso rinunciare a
qualsiasi rapporto.
Luciano le gettò uno sguardo gelido.
- E’ fuori discussione. Sto frequentando un’altra donna e lei non vuole
assolutamente che noi due ci si continui a vedere. È gelosa.
- Ma a te farebbe piacere?
- Forse.
Caterina raccolse la borsa e la sciarpa, si alzò spostando indietro la
poltroncina con un colpo secco e salutò l’ex marito con un monotono ciao.
Odiava doverlo implorare, elemosinare un gesto di affetto, una chiacchierata
ogni tanto o un incontro fugace in un antro. In fondo erano stati insieme
trentasette anni. Sette di fidanzamento seguiti da un lunghissimo
matrimonio, coronato dalla nascita di due bellissimi bambini.
Credeva di amarlo ancora e sentiva la sua mancanza, anche se a volte si
trovava a pensare che non era poi così male vivere da sola, mangiare se
aveva fame e dormire se aveva sonno.
All’inizio invece, subito dopo la sua scomparsa, le giornate le erano parse
dei buchi neri da riempire a qualunque costo. In quel periodo non riusciva a
stare in casa. Tornava dal lavoro e le veniva da piangere al pensiero di
entrare nella loro vasta e desolata dimora, piena di ricordi e di felicità
lontane.
Così girava a vuoto per ore, che fosse sereno o nuvoloso, che piovesse o
facesse un gran caldo. Camminava senza meta per la città fino a sentire le
gambe indurite come pezzi di legno.
Sì, credeva di amarlo ancora. Lo aveva amato tanto. Adesso era pieno di
vermi e puzzava come un maiale, ma a lei piaceva lo stesso. Anche da morta
vivente.
Si avviò barcollando, tutte le volte che usciva all’aperto l’aria le faceva
quell’effetto. Si scrollò la terra di dosso e guadagnò fiduciosa l’uscita
del cimitero.