Si sveglio che erano le sei. Non aveva riposato granché, ma ora non le
pareva vero che fosse trascorsa la notte e potesse andare fuori in mezzo
alla gente.
La parrocchia del Sacro Cuore apriva presto al mattino: la santa messa
iniziava alle sei e mezza.
Nonna Vittoria si lavò la faccia, indossò un vestito nero ed uscì di casa,
diretta in chiesa.
Sperava d’incontrare già qualcuno per la strada, d’altronde la chiesa non
era vicina, ma niente.
Arrivò.
Dentro, l’atmosfera era surreale. Ecco perché non c’era nessuno, per strada.
Erano tutti in chiesa.
Le panche erano quasi tutte piene. Gli altari erano ricoperti dal colore
liturgico violaceo. Tre tocchi di campana: iniziava la messa.
Il sacerdote vestiva di nero: colore usato nelle esequie quando era bambina,
ormai era in disuso, sostituito nel rito romano.
Il popolo cantava, e lei si guardò intorno. Troppe candele bruciavano,
troppo forte era l’odore d’incenso, troppa gente a un orario così insolito;
così si decise a infastidire qualcuno tra gli astanti, e toccando lievemente
sulla spalla una signora della panca davanti, le domandò: “Mi scusi,
signora: che messa è questa?”
Questa si voltò, lentamente. Tutta vestita di nero, incappucciata, la fissò.
Non vi era viso, o nonna Vittoria non lo vedeva: il cappuccio sembrava
finire sull’abito senza spessore umano dentro. Il vuoto le rispose: “Come,
non lo sa? È la messa dei morti!”
Il prete stava dicendo qualcosa, ma Vittoria urlò, e il grido le morì in
gola.
Scappò via veloce, corse verso l’uscita, ma correndo il vestito le si
impigliò nell’ultima panca. Credendo fossero i morti a trattenerla, la paura
crebbe: il cuore non resse il colpo.
Nonna Vittoria si divincolò, riuscendo a liberarsi dalla presa dei
dipartiti, ma colta da infarto sui gradini delle scale, cadde ruzzolando.
Lì morì, col vestito stracciato.
Mi chiamo Nicola Orofino, in arte “Vivonic”; sono nato il 14/08/1985 e risiedo in Ravenna. Sono diplomato in Lingue (2004) e laureato in Scienze Giuridiche (2007) e in Giurisprudenza (2009). Frequento l’Istituto Musicale “Giuseppe Verdi” di Ravenna alla classe di trombone, terzo corso; dall’ottobre 2010 faccio parte della banda musicale cittadina di Ravenna. Scrivo poesie, racconti e canzoni; nel 2005 ho pubblicato il mio primo album autoprodotto, “Reverendo”, a cui è seguito l’anno successivo “Pioveva”. Tra i riconoscimenti ufficiali si annoverano: semifinale festival di Castrocaro nel 2004 col brano “Noi disastrati”; semifinale festival di Castrocaro nel 2005 col brano “La mesta allegria”; primo premio concorso letterario “E. Cantone” (2008) per il testo “Vivonic”; quarto posto al concorso letterario “E. Cantone” (2009) con la poesia “Bulimia”; finalista all’edizione 2010 del Premio nazionale d’arte e cultura “G. Gioacchino Belli”. Nel 2007 e nel 2010 ho partecipato al Festival di Recanati ma senza accedere alle fasi finali.