Quella notte non
riuscivo a dormire. I numeri rossi della radiosveglia al quarzo scandivano i
miei lunghi minuti insonni. Le 3 e 08 del mattino, mi siedo sul letto ed
accendo l’abat-jour sul comodino. La porta della camera da letto è
spalancata, eppure la chiudo tutte le notti ne sono certo. Nel divisorio
giorno-notte intravedo una tenue luce provenire dal salotto... Vivo nella
mia casa, solo, ormai da dieci anni e la metodicità di ogni mio gesto ha
quasi del maniacale, del paranoico. Ero sveglio, e quant’è vero Dio non
potevo aver dimenticato due porte aperte ed una luce accesa, prima di
coricarmi. Attraverso dunque il piccolo corridoio ed entro circospetto nel
salotto.
Un grido di terrore. Non ho più dubbi, sono sveglio! Seduta sulla poltrona
del salotto, di fronte il televisore acceso, c’è una donna nuda orribilmente
sfigurata e raggrinzita. Riesco a guardarla solo per un istante, gridando
come un forsennato balzo in cucina, apro un cassetto, prendo un grosso
coltello e col cuore in gola torno tremante nel salotto.
“Ooohh... Cosa pensi di fare? Non puoi uccidere chi è già morto” – mi dice
quell’orribile creatura con voce suadente ed occhi di pece, immobile sulla
poltrona. “Cosa diavolo... chi sei!? Che vuoi? Ti prego non farmi del
male...” – la supplico piangendo, inebetito. Ella si alza, si avvicina al
televisore trascinando quel corpo scheletrico, piagato, avvizzito, e
guardandomi un’ultima volta mi sussurra: “Non posso farti del male, come tu
ne facesti a me, ma ti aspetterò. Quando sarà la tua ora, caro, mi occuperò
di te per l’eternità”. Poi svanì attraverso lo schermo del televisore, che
si spense subito dopo. Io caddi in ginocchio disperato.
Da allora non provo neanche più a dormire. Aspetto soltanto di
ricongiungermi a lei... per sempre.