La casa dei fantasmi

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

C'è voluto un sacco di coraggio per visitare la Casa dei Fantasmi, l'antica villa disabitata e cadente fuori dal paese, meta di ragazzini sbruffoni pronti a darsela a gambe al primo rumore bizzarro. E la Casa dei Fantasmi ne fa parecchi, di rumori bizzarri.
Luigi lo sa, perché oggi lui c'è stato. Non con quegli stupidi dei suoi amici, buoni solo a far battute idiote e ridere forte: Luigi c'è stato da solo, senza dirlo a nessuno. E ha avuto paura, ne ha avuta tanta, di paura, ogni volta che qualcosa si muoveva, scricchiolava, cigolava.
Ma la Casa dei Fantasmi, in realtà, dovrebbe chiamarsi la Casa degli Animali: perché le stanze vuote della villa non ospitano che insetti, topi, pipistrelli, ragni. Gli animali fanno rumore, ma sono visibili, reali. Camminando col cuore in gola nelle stanze buie, osservando le tracce delle decorazioni che rimangono sulle pareti ammuffite e i cocci dei lampadari caduti, Luigi di fantasmi non ne ha incontrato neanche uno.

E ora non può raccontarlo ai suoi amici scemi, che non lo crederebbero. Del resto c'è andato da solo, nella Casa dei Fantasmi, pur sapendo che non avrebbe avuto testimoni, perché Luigi, a nove anni, ha un cuore da leone, e la prova di coraggio voleva darla a se stesso, non agli altri.
Questa notte Luigi va a dormire sentendosi bravo, sentendosi forte, sentendosi... impavido, ecco, è questa la parola giusta, pensa mentre sta per addormentarsi. Impavido.
Questa notte Luigi si gira nel sonno, e quando un piede sporge dalle lenzuola, l'artiglio che spunta da sotto il materasso è rapido a ghermirlo e portarlo con sé, urlante, in un posto dove non basterà, non servirà a niente essere impavido.
Non esistono i fantasmi, pensa Luigi, ed è il suo ultimo pensiero coerente. Esistono altre cose, altre Cose.

Elisabetta Antichi