C'è voluto un sacco
di coraggio per visitare la Casa dei Fantasmi, l'antica villa disabitata e
cadente fuori dal paese, meta di ragazzini sbruffoni pronti a darsela a
gambe al primo rumore bizzarro. E la Casa dei Fantasmi ne fa parecchi, di
rumori bizzarri.
Luigi lo sa, perché oggi lui c'è stato. Non con quegli stupidi dei suoi
amici, buoni solo a far battute idiote e ridere forte: Luigi c'è stato da
solo, senza dirlo a nessuno. E ha avuto paura, ne ha avuta tanta, di paura,
ogni volta che qualcosa si muoveva, scricchiolava, cigolava.
Ma la Casa dei Fantasmi, in realtà, dovrebbe chiamarsi la Casa degli
Animali: perché le stanze vuote della villa non ospitano che insetti, topi,
pipistrelli, ragni. Gli animali fanno rumore, ma sono visibili, reali.
Camminando col cuore in gola nelle stanze buie, osservando le tracce delle
decorazioni che rimangono sulle pareti ammuffite e i cocci dei lampadari
caduti, Luigi di fantasmi non ne ha incontrato neanche uno.
E ora non può raccontarlo ai suoi amici scemi, che non lo crederebbero. Del
resto c'è andato da solo, nella Casa dei Fantasmi, pur sapendo che non
avrebbe avuto testimoni, perché Luigi, a nove anni, ha un cuore da leone, e
la prova di coraggio voleva darla a se stesso, non agli altri.
Questa notte Luigi va a dormire sentendosi bravo, sentendosi forte,
sentendosi... impavido, ecco, è questa la parola giusta, pensa mentre sta
per addormentarsi. Impavido.
Questa notte Luigi si gira nel sonno, e quando un piede sporge dalle
lenzuola, l'artiglio che spunta da sotto il materasso è rapido a ghermirlo e
portarlo con sé, urlante, in un posto dove non basterà, non servirà a niente
essere impavido.
Non esistono i fantasmi, pensa Luigi, ed è il suo ultimo pensiero coerente.
Esistono altre cose, altre Cose.