Gli stregoni

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

La ragazza si agita e cerca di scalciarlo via, ma è inutile, e nel giro di pochi minuti smette di dimenarsi. È morta. Alessandro sorride soddisfatto. Fulvio si avvicina e recita: «La pena per questa vita non sia mia, ma di Gabriele, angel di Dio».
«Così il peso di questa colpa non ricadrà su di noi».
Mi fa segno di passargli la sega.

 

***

 

Fulvio estrae dalla sacca la mano incerata, e accende gli stoppini sulle punte delle dita. Nessuno nella casa adesso potrà svegliarsi. Osservo i cani pietrificati nel giardino, poi forzo il cancello, dov’è appeso un fiocco azzurro, ed entriamo all’interno. Nella stanza da letto dormono un uomo, una donna e un bambino nella culla.
«Non sono degli angioletti?», dice Alessandro. Schiaffeggia l’uomo e fa scivolare una mano tra le cosce della donna.
«Bella mammina…».
«Porto dentro il furgone?», domando.

«Siamo qui per altro – mi risponde Fulvio, e mi indica la culla. – Ho in mente il colpo della vita, ma per portarlo a compimento ci occorre una Mano della Gloria più forte di quella che abbiamo, e le migliori si fanno con i neonati».
Con lo sguardo indico Alessandro.
«Non puoi pretendere che siano sempre gli altri a fare il lavoro sporco», mi risponde.
Prendo il coltello e cerco di finire in fretta.
Alessandro mi sorride.
Usciamo dalla villa e guidiamo fino al covo, lì intuisco che c’è qualcosa che non va.
«Leo – mi dice Fulvio – hai appena ucciso un bambino. Un peccato che neppure l’arcangelo Gabriele potrebbe sobbarcarsi».
«Ma ho fatto quello che mi hai chiesto! », urlo.
«Potevi rifiutarti, ma sei avido», mi risponde.
«Facciamola finita», dice Alessandro.
Sento esplodere un colpo e mi accascio sul pavimento incapace di rialzarmi.
Fulvio è sopra di me. Tra un attimo Gabriele si farà carico di una colpa sopportabile.

Michele Bolettieri