Era notte. Almeno da questo lato dell'universo. Le piccole azioni quotidiane, che messe insieme formano una vita, erano state svolte. Su tutti era calato il sonno dei giusti. Ma non su di lei. I morsi della fame le contorcevano lo stomaco e la tenevano sveglia. Le affiorò un pensiero (... mangia...) che tentò di scartare subito. Aveva già mangiato. Tentò di portare la mente altrove, lontana da quella fame nera, implacabile. Ma non vi riuscì. Cercò allora con psicologia spicciola di interrogarsi sull'origine di quella insana voracità, augurandosi che il cibo per la mente valesse come cibo per lo stomaco. Aveva trovato risposta nella paura. La paura di essere diversa. La paura di guardarsi allo specchio e non vedere altro che un mostro. Qualcosa di guitto, di insolito, lontano anni luce da tutti i privilegiati che vivono nel cerchio dei normali. Da questa diversità, la paura.
E dalla paura, (... mangia...) la fame. Si girò più e più volte nel buio, tentando di controllarsi. Si fermò a pensare alle conseguenze. Al pericolo che correva con un solo pasto fuori dall'ordinario. Pericolo che qualcuno la vedesse cibarsi così impunemente. Mangia! Niente. Tutto inutile. Quella sera la fame non le dava scampo. Quella sera aveva proprio bisogno di mangiare. E così decise. La Creatura che dorme sotto i letti si alzò, afferrò con il suo artiglio il piede del bambino che dormiva sopra di lei, lo trascinò con sé nel buio e lo divorò in tre bocconi.
Amante dei brevissimi racconti di Fredric Brown, scritti con una rara capacità di sintesi, sono sempre stato attratto dalla possibilità di come un racconto prenda letteralmente per mano un lettore e lo trascini con sé in dimensioni oniriche e fantastiche. Questo stile onirico si vede in alcune delle mie poesie (OPERA PRIMA del 2000; SUBLIMI BAGLIORI del 2001) e in alcuni dei miei cortometraggi, di cui sono spesso stato autore della sceneggiatura (SENZA NOME 2007, SCATTO 2009). La passione per i racconti brevi è alquanto recente.