Una foglia,
trasportata dalla brezza mattutina, si posò sull’acqua del lago, formando
piccoli cerchi concentrici. Nel bosco regnava il silenzio. Tutti gli animali
erano immobili e spaventati. In attesa.
Una ragazza stava correndo terrorizzata. Era scalza e semi nuda. L’aria
fredda del mattino le fece venire la pelle d’oca. Voleva fermarsi a riposare
ma sapeva che il suo inseguitore si faceva sempre più vicino.
Sudava copiosamente e i suoi capelli biondi erano sporchi e incollati a
ciocche per il sudore e l’umidità mattutina. Si dovette fermare per
riposare, non ce la faceva più a correre, aveva i polmoni in fiamme ed ogni
respiro le causava un dolore immenso.
Si guardò intorno e, non riuscendo più a correre, si nascose dietro un
albero. Stava riprendendo fiato, quando dall’alto cadde il cadavere di un
ragazzo che rimase a penzolare a testa in giù per via di una corda legata
alla caviglia. Il corpo era stato sventrato dall’inguine fino allo sterno e
le sue viscere erano fuoriuscite penzolando anch’esse.
La ragazza urlò. Da
qualche parte un ramo si spezzò seguito dal verso spaventato di un uccello.
La ragazza si appiattì contro il tronco, tappandosi la bocca con la mano.
Rimase in silenzio, tremando, per un tempo per lei interminabile, poi
sbirciò e non vedendo nessuno uscì dal nascondiglio. Un altro ramo spezzato,
stavolta dietro di lei. S’irrigidì, poi si voltò ma non vide nessuno a parte
il corpo appeso del ragazzo. Fu trafitta, improvvisamente, da un grosso
machete che la inchiodò al tronco.
L’inseguitore estrasse il machete e lei crollò a terra, tagliò le corde che
legavano l’altro corpo, poi trascinò entrambi fino al campeggio.
Una ghiandaia si posò sull’insegna di legno del campo, che recava scritto
“Benvenuti al Campo Crystal Lake”, e gridò.