La finestra! La
finestra!
Scrive nervosamente le ultime parole sul foglio sgualcito, poi si alza di
scatto, scagliando la sedia contro la parete. Dietro la porta qualcosa si
muove. Può sentire il suo corpo viscido strisciare contro il legno, che
comincia a ingrossarsi. Una bava rossastra filtra dalle fenditure tra i
cardini arrugginiti.
È il momento di farla finita.
Si avvicina alla finestra e si lancia nel vuoto della notte. Poi il buio.
Si ritrova incatenato a una parete, immerso nell’oscurità totale. Fredde
gocce piovono da un soffitto immaginario, picchiettando sulla fronte in un
tic-tac che scandisce la sua agonia. Ha freddo. Lo sguardo non riesce a
filtrare nella tenebra che lo imprigiona in quel luogo senza confini. Sono
morto, pensa.
Il suo corpo viene percorso a intervalli regolari da minuscole punture che
scavano nella carne. Le urla che scaturiscono dal profondo della sua anima
non producono alcun suono. Sente le mascelle scoppiargli, nel tentativo di
riuscire a incidere qualcosa in quella totale assenza. Gli occhi bruciano
nel buio che trafigge la sua visione di nulla.
Le catene lo stringono alla parete, dove qualcosa si muove. Il suo corpo è
percorso da minuscoli ragni metallici che scavano nella carne, provocandogli
un dolore lancinante. Qualcosa di viscido lo avvolge, come una mantello di
spilli cucito sulle sue ossa. Si contorce tra le catene che non producono lo
stridore che dovrebbero, prorompendo in un altro urlo che non riesce a
sentire. Poi la sua pelle si sfila, lentamente, come fosse un guanto,
inghiottita dall’essere che lo sta divorando. Perde i sensi, scorgendo in
lontananza una luce che rischiara la tenebra, mostrando uno specchio oscuro
che riflette la sua immagine mostruosa.
«Dagon», sospira rendendosi conto del mostro in cui si sta trasformando.
Giovanni Montevergini, classe 1980, appassionato di scrittura e narrativa di genere, vive e lavora in Sicilia. Per sua scelta, non ha mai pubblicato i suoi scritti.