- Tutte stronzate!, disse Giulio mentre si allontanavano dal Luna Park, Cristina rispose facendo spallucce ma si sentiva ancora scossa. La zingara, piegata sulla sua mano, aveva esclamato - avverto qualcosa di maligno, sta per succederti qualcosa di orribile!, poi si era allontanata in tutta fretta. Giulio non aveva dato peso al bizzarro episodio, invece lei si sentiva come se lo stomaco fosse diventato infinito e il cuore gli stesse precipitando dentro. Insistette perché lui si fermasse a dormire da lei, lui l’accontentò. Era notte fonda quando Cristina cominciò a percepire una forte sensazione di disagio, come se avesse perso qualcosa. Sentiva riecheggiare nelle orecchie la risata di Giulio. La risata prese ad essere ritmica e divenne melodia, poi la melodia divenne immagini e Cristina poteva così vedere la musica. Nell’ infinito buio del suo stomaco, c’era una giostra Manège con i cavalli bianchi che giravano, ne montò uno. Doveva cercare qualcosa ma non sapeva cosa.
Si accorse in quel momento che il movimento della giostra aveva dato vita a una sorta di spirale, lì vide un cuore. Partì al galoppo intenta a riprenderlo mentre fluttuava lentamente come un palloncino, lo sfiorava ma non riusciva ad afferrarlo. In quel momento notò, infilata nella sella, una bellissima spada del XVI secolo, la sollevò verso il cielo e cominciò ad affondare la lama una, dieci, cento volte. Il cuore si fermò. Fu in quel momento che Cristina si accorse che l’infinito del suo stomaco si stava riassorbendo e che in lontananza erano comparse due stelle. Cristina si fissò a guardarle e le vide avvicinarsi come due fari di automobile nell’oscurità. Ci fu un ultimo abbaglio prima di ritrovarsi a guardare negli occhi increduli di Giulio, da lei pugnalato nel cuore della notte.