Toccò qualcosa di umido. La sua mano era sporca di rosso. Una freccia gli sporgeva dal fianco. Stava calpestando qualcosa: scostò il piede e distinse una balestra di legno scuro. La mano sul bancone perse la presa e finì in ginocchio. Stava perdendo velocemente molto sangue. La stanza cominciò a vacillare lievemente, la vista era offuscata. Le raffiche di vento che gli lambivano il viso sembravano iniettargli fin nelle ossa un freddo ultraterreno. Lo sbattere dell’insegna gli giungeva sempre più distante. Fece solo in tempo a intravvedere una moltitudine di piedi bianchi, deformi e spumosi che muovevano verso di lui.
Ho 35 anni e abito a Pesaro. Sono diplomato al Liceo classico e ho frequentato due anni alla facoltà di Psicologia a Urbino. Attualmente sono impiegato in una ditta che si occupa di monitoraggi e rassegne stampa online.